Il colore della notte di Richard Rush – USA – 1994

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

0

Bill Capa (Bruce Willis), psicologo comportamentista, deve elaborare il suicidio di Michelle, una paziente che si è lanciata nel vuoto dalla finestra del suo studio. Nella speranza di ritemprarsi vola a Los Angeles dal suo amico e collega Bob Moore (Scott Bakula). Il dottore ha in corso una terapia di gruppo e Bill, invitato a partecipare alla seduta, fa la conoscenza dei pazienti: Clark (Brad Bourif), un grave ossessivo compulsivo; Bruck (Lance Henriksen), un inguaribile depresso; Sandra (Lesley Ann Warren), un erotomane; Casey (Kevin J. O’ Connor), un pittore violento e aggressivo e Ritchie, un ragazzo affetto da problemi d’identità di genere. Uno dei pazienti minaccia di morte Bob e quando lui cade sotto i colpi del misterioso omicida, Bill per smascherare l’assassino prende in terapia il gruppo. Dopo una serie di colpi di scena si scopre che Ritchie in realtà si chiama Rose (Jane March) e che dopo la morte del fratellino, impiccatosi a dodici anni, è stata costretta a fingersi maschio da suo fratello Dale.

Thriller di bassa fattura con dialoghi da dimenticare. Il regista Richard Rush prova a far cadere i sospetti sui singoli pazienti, ma i suoi tentativi di depistaggio sono talmente fiacchi che non riescono a mettere in  moto l’immaginario dello spettatore. Il regista per rendere ancora meno credibile la vicenda ci regala la storia d’amore tra Bill e Rose e prova a impaginare un finale in salsa horror con Dale impazzito che s’aggira sulla scena con una pistola sparachiodi. Patetico l’espediente della tripla identità di Rose che veste prima i panni di Ritchie, poi quelli di Rose e successivamente quelli della misteriosa Bonnie, una donna fatale che aveva sedotto a uno a uno i singoli componenti del gruppo.