Londra, 2 novembre. In una locanda Alan Porter (Georges Rivière), giornalista del Times, sta discorrendo con Edgar Allan Poe sul destino dell’uomo e afferma di non credere nei fenomeni paranormali, nell’aldilà e nella possibilità che i morti possano tornare sulla terra sotto altre forme. Lord Thomas Blackwood s’inserisce nella conversazione e scommette con il giornalista cento sterline che non riuscirà a trascorrere la notte nel suo castello abbandonato di Providence. Porter è certo di poter sfatare la leggenda che narra che nessuno è riuscito a sopravvivere a quella prova e noncurante che sia il giorno dei morti, per dieci sterline, accetta la sfida, Giunto al castello Porter è sorpreso da alcune strane apparizioni, ma cerca di mantenere la calma e ad alta voce si rincuora: “Non ti devi far impressionare dalla tela di ragno, da altre sciocchezze. Questi rumori sospetti, queste apparizioni fantastiche devono essere esaminate immediatamente perché esitare un secondo equivarrebbe ad avere paura”. Quel luogo non è disabitato ed Elisabeth (Barbara Steele), sorella di lord Thomas, fa gli onori di casa. Porter è rapito dal fascino della donna, ma dopo aver fatto l’amore con lei, poggia un orecchio sul suo petto e scopre che il cuore non batte. La donna gli confessa che è morta dieci anni prima, ma viene pugnalata subito dopo da un uomo che improvvisamente fa irruzione nella stanza. In un crescendo sempre più visionario Porter rivede il tormentato passato di Elisabeth, costellato dalla morte del suo amante, dalla presenza di Giulia (Margarete Robsham), una donna follemente innamorata di lei, e da un paio di efferati omicidi. è mattino e Lord Thomas ed Edgar Allan Poe giungono al castello e trovano Porter morto. Blackwood, senza tradire un minimo d’emozione, sfila dal portafoglio del cadavere dieci sterline e comunica a Poe che darà ordine ai suoi servi di seppellirlo.
Horror d’annata, diretto da Antonio Margheriti, che merita una riscoperta non solo per la vicenda intrigante e inquietante, ma soprattutto per un bianco e nero da favola. Rileggendo in chiave più moderna il visual style dell’Impressionismo tedesco, Freda ci propone i volti illuminati dei protagonisti che si stagliano su uno sfondo nero, carico e intenso. Non mancano i gufi, i gatti neri, le ragnatele, il pendolo di un orologio fermo e immobile ma che, egualmente, batte i rintocchi e segna l’ora esatta, le tombe scoperchiate con cadaveri che prendono vita, il classico giardino abbandonato, spoglio e pieno di rovi e l’immancabile musica spettrale.
Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.