Charlie (Cliff Robertson), un minorato mentale, è regolarmente battuto nei test cognitivi da un topolino chiamato Algenor. Un’operazione al cervello lo restituisce alla normalità al punto che sposa la giovane psicologa che faceva parte dello staff scientifico. Ma la guarigione è effimera e dopo un breve lasso di tempo, ripiomba allo stadio precedente. Il film si chiude con Charlie che s’aggira per la città con lo sguardo ebetiforme e perso nel vuoto.
La pellicola è un forte atto d’accusa nei confronti di un certo tipo di sperimentazione scientifica. Non a caso il regista Ralph Nelson punta il dito contro i due anziani ricercatori che, accecati dal desiderio di mostrare a uno staff di eminenti studiosi i brillanti risultati ottenuti, omettono di metterli al corrente sul progressivo calo intellettivo del paziente. Per segnalare i graduali miglioramenti di Charlie il regista ci mostra inizialmente la piccola stanzetta in cui vive completamente spoglia e disadorna e man mano che i suoi processi cognitivi migliorano, arricchita da piccoli oggetti e da qualche stampa alle pareti. Tenero e struggente il finale con Charlie che una volta scoperta la reversibilità del suo male, tenterà, invano, di trovare un rimedio.
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