Chicago, 2035. Docili e servizievoli i robot sono programmati per ubbidire e non recare danno al genere umano. La U.S. Robotics, la più grande società del settore, sta per immettere sul mercato Sonny, una nuova generazione di omini di latta. Tutto sembra pronto quando un robot inizia a evolversi spontaneamente e a ribellarsi al sistema. L’agente Del Spooner (Will Smith) fiuterà il pericolo che incombe sull’umanità, nessuno gli darà ascolto. Nell’happy-end finale, grazie anche all’aiuto di Susan Calvin (Bridget Moynahan), immancabile strizzacervelli in gonnella, il pianeta sarà salvato dall’assalto degli anaffettivi invasori di latta.
Il regista australiano, già autore dei visionari Il corvo e Dark city confeziona questa volta una pellicola fredda e senz’anima. Proyas sembra svolgere diligentemente il compitino propostogli e rispolvera tematiche (il robot che piange, sogna e prova emozioni) già comparse in migliaia di film del genere. La vicenda s’ispira a dei racconti di Isaac Asimov, che non è Philiph K. Dick e la differenza si vede. La trama è inoltre confusa, al punto che, alla fine del film, non si capisce chi erano i buoni e chi i cattivi. Proyas sceglie di inondare il film di una luce accecante e dalla tonalità azzurra ed è proprio in questa coraggiosa scelta cromatica (forse) l’unico pregio del film.
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