Omicidio a luci rosse di Brian De Palma – 1984

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Jack Schully (Craig Wasson), un attore in bolletta, interpreta in un film horror un vampiro che deve uscire da una tomba. Ma Jack soffre di claustrofobia e il regista dopo aver tentato invano di girare la scena, lo caccia dal set. Afflitto e sconsolato Jack ritorna a casa e trova la moglie a letto con un uomo. Mentre sta cercando di affogare il dolore nel whisky incontra Sam (Gregg Henry), una sua vecchia conoscenza, che gli comunica che sta per partire per un viaggio e che può trasferirsi a casa sua, a patto che si prenda cura delle piante. Dalla terrazza dell’appartamento Jack si diverte a spiare con un potente cannocchiale le finestre di fronte e, dopo aver scoperto che Holly (Melanie Griffith) ogni sera ama esibirsi in bollenti strip-tease, assiste a un omicidio in diretta. Jack rischierà di lasciarci la pelle, ma finirà per smascherare il piano ordito dal perfido Sam.

De Palma firma uno dei suoi thriller più convincenti e ci regala alcune sequenze da cineteca. Su tutte quelle che ci mostrano un regista che adotta il metodo dell’Actor’s Studio e che nel corso di un’esercitazione cerca di liberare Jack dai suoi fantasmi. L’uomo ricorderà che da bambino, mentre giocava a nascondino, si era rifugiato in cantina; rimasto incastrato tra il muro e il frigorifero, era stato assalito dal terrore che i suoi amici non l’avrebbero ritrovato e che se avesse chiesto aiuto avrebbero riso di lui. De Palma ci mostra in più occasioni il protagonista che va in crisi perché colto da attacchi claustrofobici: in un ascensore affollato, in un tunnel sulla spiaggia e nella scena finale quando è scaraventato in una fossa scavata dal malefico Sam.