L’uomo dal braccio d’oro di Otto Preminger – 1955

17 Agosto 2015 | Di Ignazio Senatore
L’uomo dal braccio d’oro di Otto Preminger – 1955
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Frankie Machine (Frank Sinatra) è appena uscito di galera. Ex tossicomane ed ex cartaio in una bisca diretta da un tipaccio di nome Schwiefka, ha deciso di dare un taglio netto con il passato e di suonare in un orchestra, come batterista. La moglie Sophie (Eleanor Parker) è una donna mentalmente disturbata e finge di essere paralizzata per tenerlo stretto a sé. Frankie attende invano la telefonata di un impresario musicale e, deluso, ritorna a rifornirsi da Louis, il suo spacciatore. Ma quando gli fissano un’audizione, grazie all’aiuto di Molly (Kim Novak), la dolce entraîneuse che si prende cura di lui, smette di bucarsi. Ma Louis (Darren Mc Gavin) e Schwiefka (Robert Strauss) hanno organizzato un tavolo per spennare dei polli e Frankie non può tirarsi indietro. Prima della partita, Frankie decide di farsi “l’ultimo buco”, ma in preda agli effetti della sostanza si fa scoprire mentre bara e all’audizione combina un disastro. Louis viene ammazzato e Frankie diventa per la polizia il sospettato numero uno. Un finale drammatico chiuderà la vicenda.

Ambientato nella Chicago degli anni Cinquanta, il film è girato con uno stile denso e asciutto. Frankie, Sophie e Molly non sono altro che le vittime di un tragico e ineluttabile destino, contro il quale è inutile lottare. Il primo è schiavo del suo vizio; la seconda è terrorizzata dall’idea che Frankie possa piantarla; Molly, infine, fa l’entraîneuse in uno squallido locale ed è soggiogata da un suo ex che le spilla continuamente denaro. Seppur il finale lasci intravedere un minimo spiraglio, il clima che si respira è amaro, asfissiante e senza speranza. Impreziosite dalla musica di Elmer Bernstein, sono spettacolari le scene della crisi d’astinenza di Frankie. Preminger sempre molto attento ai dialoghi affida a Louis, lo spietato pusher, alcune amare riflessioni sulla tossicodipendenza: “La droga è una scimmia che non muore mai. è un mostro che non muore. Se te la togli di dosso, si nasconde in un angolo e aspetta il suo turno”. Il titolo fa riferimento alle straordinarie doti di cartaio di Frankie, ma allude anche inequivocabilmente alla sua modalità tossicomanica. Il film è tratto da un romanzo di Nelson Algren, adattato da Walter Newman e Lewis Meltzer.

 

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