L’uomo senza sonno di Brad Anderson – USA – 2004

Trevor Reznik (Christian Bale) è un operaio teso e smagrito che lavora in fabbrica. Lui sembra un tipo a posto, a parte un piccolo inconveniente: non dorme da un anno. L’insonnia lo sta divorando giorno dopo giorno e gli sta succhiando l’anima e il sangue. Con la mente sempre più sfilacciata, Trevor trova rifugio tra le braccia di una dolce e materna prostituta (Jennifer Jason Leigh) e trascorre le notti nel bar dell’aeroporto, chiacchierando con un’accogliente barista. Una vecchia Pontiac rossa del ’69 e un tipo grande e grosso (un Marlon Brando in versione colonnello Kurtz) spuntano all’improvviso e poi scompaiono nel nulla. Elementi della realtà o prodotti della sua malata immaginazione? Solo nelle ultimissime sequenze si dipanerà l’arcano.

Film sui sensi di colpa che ti tengono sveglio tutta la notte e che ti rodono la mente riducendola a un colabrodo. Anderson fa un po’ il verso a Spider di David Cronenberg e rispolvera le atmosfere malsane di David Lynch, di Roman Polanski e di tutti gli altri registi maledetti del cinema contemporaneo. C’è già tutto il film nella prima inquadratura: Trevor si osserva allo specchio e una voce un po’ distorta rompe l’agghiacciante silenzio e gli chiede: “Chi sei?”.

Il regista non si fa prendere la mano e si limita a filmare l’angoscia del protagonista, senza ricorrere a effetti speciali o a psicologismi di maniera. Geniale infine la modalità con cui Anderson conduce lo spettatore allo svelamento dell’enigma. Trevor trova sul frigo di casa un post-it su cui sono tratteggiate alcune linee. Sono quelle di una parola di sei lettere. Le ultime due sono ER. Peccato non sia previsto un premio per i più abili solutori. Da segnalare la straordinaria recitazione di Christian Bale che per calarsi nel personaggio ha perso tanti chili da ridursi pelle e ossa. Un’ultima annotazione: una volta tanto il titolo italiano è più affascinante di quello originale.