Henry, Arthur ed Edward Connor, muoiono nel 1915 durante la sanguinosa battaglia di Gallipoli (Turchia). La madre non riesce a darsi pace e, dopo aver accusato il marito Joshua (Russell Crowe) di non aver riportato a casa le loro spoglie, quattro anni dopo, si suicida. Novello Antigone, Joshua decide allora di partire per Istanbul e di andare alla ricerca dei resti dei figli. Determinato e risoluto, superati gli ostacoli burocratici, giunge sul luogo della battaglia e grazie all’aiuto di Hasan, un ufficiale turco, trova le spoglie di Henry e di Edward. Intuisce allora che Arthur possa ancora essere vivo e va alla sua ricerca.
Russell Crowe, all’esordio, s’ispira all’omonimo romanzo di Andrew Anastasios e riporta alla memoria la battaglia di Gallipoli, (già tradotta sullo schermo da Peter Weir ne Gli anni spezzati) ferita mai rimarginata nell’immaginario del popolo australiano, dove persero la vita 3 mila australiani e 7 mila turchi.
Crowe mescola l’avventura all’orrore della guerra, sfiora il polpettone sentimentale con la love-story tra Joshua e Ayshe (Olga Kurylenko) e, banditi eroismi e sviolinate patriottiche, compone un inno alla fratellanza ed alla solidarietà tra i popoli, un tempo nemici. A far da contrasto ai magnifici e infiniti paesaggi australiani le anguste e claustrofobiche trincee. Un film, come si evince nei titoli di coda, dedicato a tutti i caduti dispersi e senza nome.
Recensione pubblicata su Segno Cinema N. 195 – Settembre – Ottobre 2015
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