Film ad episodi. Nel terzo “The acid house”, Coco Bryce (Ewen Bremner) un ragazzo sballato e sciroccato è fidanzato con Kirsty (Arlene Cockburn).
Un giorno decide di assumere un trip così potente che le sue allucinazioni diventano reali e lo spingono a credere di essere entrato nel corpo di un neonato.
Il regista fa uso della voce off del protagonista e gioca parallelamente su due piani; da un lato Coco giace disteso immobile su un lettino di un ospedale in uno stato di alterata coscienza e contemporaneamente, pur abitando un corpo da neonato, si lascia andare a dei commenti salaci, irriverenti ed a sfondo erotico nei confronti della sua presunta e giovane madre.
La confusione regna sovrana quando la donna entra con Coco-neonato in un locale dove c’è anche Coco adulto.
Dopo gli iniziali sbandamenti la mente di Coco si ricombatta e ritrova il proprio equilibrio. All’esordio McGuian si affida in sede di sceneggiatura ad Irine Welsh, autore di Trainspotting e dei racconti da cui è tratto il film ed ambienta la vicenda nella Glasgow operaia.
L’episodio è divertente ma non bastano gli sguardi ondivaghi ed a zonzo del regista e qualche battuta un po’ pepata per far decollare un prodotto che appare troppo acerbo e che fa spudoratamente il verso ai videoclip.
Per permettere allo spettatore di comprendere cosa sta accadendo nella mente di Coco la dottoressa dell’ospedale si rivolge alla fidanzata del protagonista e le dice:
“Il suo ragazzo è diventato come un bambino. Sta riprendendo coscienza con una tale rapidità che è del tutto possibile che molto presto torni ad essere normale. Il suo problema è che, naturalmente, in qualche modo, sarà diverso dal Coco Byrce che conosceva. Lui ha dimenticato tutte le esperienze della sua vita ed ha dimenticato le cose buone, quelle cattive e tutto quello che lo hanno formato per certi aspetti Colin è come un foglio di carta bianca che attende di essere colorata dalle persone che le sono vicine.”
Sullo sfondo gli amici di Coco, proletari scozzesi, strafatti, sbandati e sempre ubriachi. Qualche trovata è però originale e Bremner ha una faccia così buffa ed irregolare difficile da dimenticare.
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il cinema fa goal. I100 film più belli sul calcio”, edito da Absolutely Free.
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