Ilja Iljic Oblomov (Oleg Tabakov) ricco, timido e giovane proprietario terriero vive a Pietroburgo ed, invece, di occuparsi dei propri affari e delle tenute di sua proprietà che stanno andando in malora, trascorre le giornate disteso su un divano, a poltrire. L’unica persona che si prende cura di lui è Zachar (Andrej Popov) il suo fido e paziente servitore che, invano, prova a scuoterlo dal letargo. Andrej Ivanovic Stolz (Jurij Bogatyrëv) il suo vecchio amico ritorna in città e, dopo averlo sradicato dal suo inseparabile giaciglio, gli presenta Olga (Elena Solovej), una donna gentile e premurosa che gli rimette in moto spirito d’iniziativa, interessi ed energie insperate. Oblomov si alza ogni mattina, si lava, bada ai propri affari, legge il giornale e trascorre le giornate in compagnia della sua dolce e sorridente amica che gli fa gli occhi dolci e gli lascia intendere che accetterebbe la sua corte. Dopo aver atteso invano, una proposta di matrimonio, Olga sposa Stolz. Oblomov accusa il colpo, incontra una vedova di campagna, la sposa ma muore qualche anno dopo.
Michalkov traduce sullo schermo il capolavoro di Ivan Gonciarov che ha reso immortale la figura di Oblomov innalzandolo a simbolo universale dell’ignavia, della pigrizia e dell’indolenza. Grazie all’uso della voce fuori campo, il regista lascia che un narratore legga alcuni brani del romanzo ed il film è già tutto nel folgorante inizio. Il regista abbandona virtuosismi di macchina ed impagina un film molto lineare che rispetta complessivamente l’impianto letterario originale e procede senza sussulti fino al melanconico epilogo. Al dinamico, esuberante e pieno di vita Stoldz, Michalkov contrappone Oblomov, una persona spenta, abulica ed apatica. A ben vedere, Michalkov lascia però intendere che dietro la patologica indolenza del protagonista si nasconde l’odio per la mondanità, per la vacuità e la falsità che circola nei salotti della città ed una sorta di ribellione nei confronti di un sistema sociale che non ama ed in cui non si riconosce. Piuttosto che spettegolare nei salotti alla moda Oblomov, infatti, preferisce rifugiarsi nel mondo dei sogni e, ritornare, regressivamente, con la mente al passato, quando, bambino, la madre l’accarezzava e gli rimboccava le lenzuola. Pessimo il doppiaggio che riduce Oblomov ad una ridicola macchietta.
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