Amore e morte nel giardino degli dei di Sauro Scavolini – Italia – 1972 – Durata 90’

14 Gennaio 2021 | Di Ignazio Senatore
Amore e morte nel giardino degli dei di Sauro Scavolini – Italia – 1972 – Durata 90’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Abbandonati dalla madre e con un padre sempre in giro per il mondo, Azzurra (Erika Blanch) e il fratello Manfredi (Peter Lee Lawrence) hanno vissuto, sin da piccoli, in maniera simbiotica. Azzurra sposa Timothy (Rosario Borelli), un valente musicista, e Manfredi, accecato dalla gelosia, scompare per tre mesi e va a vivere da solo. Ma il matrimonio di Azzurra sta naufragando nella noia e lei assume sempre più frequentemente dei tranquillanti. Una sera Viola (Orchidea De Santis), la fidata cameriera ed amante di Manfredi, la ritrova priva di sensi, nuda, in una vasca da bagno e con le vene dei polsi tagliate, si prende cura di lei ed intreccia con lei una torbida relazione. Per rimettere ordine nella propria vita, Azzurra decide di affidarsi a Martin (Ezio Marano), uno psicoanalista che aveva già avuto in passato in trattamento Timothy. Nel corso delle sedute Azzurra ripercorre a ritroso il tormentato e perverso rapporto con il fratello ed il suo equilibrio sembra ristabilirsi. Manfredi, però sta perdendo la bussola e qualcuno sospetta che sia stato lui a tagliare le vene ad Azzurra e simulato il suo tentato suicidio. Una scia di sangue inonderà il film.

Film che regge ed intriga per la prima mezz’ora ma che poi naufraga miseramente a causa dei troppi colpi di scena. La vicenda ruota intorno alla relazione fin troppo morbosa e fusionale tra i due protagonisti che esplode quando Azzurra sposa Timothy. “Non vedi che sto impazzendo? Non so più cosa pensare! E’ l’inferno!” confessa, disperato, Manfredi alla sua amata sorella. Il matrimonio di Azzurra provocherà la discesa nella follia del protagonista che si macchierà  di una serie di delitti. Non manca un sogno di Azzurra dai contorni surreali ed una serie di riprese ambientate nei boschi con l’immancabile cinguettio di uccelli in sottofondo. Martin è uno psicoanalista in grado di scavare nell’animo tormentato di Azzurra ma rimane anche lui vittima della furia sanguinaria di Manfredi. Per allontanare i fantasmi dell’incesto, Scavolini segnala, nel corso del film, che Manfredi era figlio di un contadino ed era stato adottato da piccolo dai genitori di Azzurra. Per giustificare il titolo criptico del film Scavolini in apertura del film cita Mozart ed una sua frase tratta dalle sue lettere: “Non passa giorno che non pensi alla morte.”  e successivamente un passo dal Don Giovanni che inneggia all’amore.

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