Orville (Ray Walston), maestro di pianoforte nella cittadina di Climax nel Nevada, ha composto assieme all’amico Barney (Cliff Osmond) una cinquantina di canzoni e sogna di sfondare nel dorato mondo delle sette note. Il famoso cantante Dino (Dean Martin), gran seduttore, di transito nella loro cittadina, fa rifornimento alla pompa di benzina di Barney che, avendolo riconosciuto, gli sabota l’auto e lo costringere a trascorrere la notte a casa di Orville così da poter ascoltare i loro brani.
Il piano è perfetto, ma Orville, gelosissimo, è sposato con la graziosa Zelda (Felicia Farr), fan incallita di Dino. Temendo che il latin-lover possa espugnare il cuore della bella mogliettina, in accordo con Barney, si sbarazza di Zelda ed ingaggia Polly, “la bomba” (Kim Novak), una “ragazza facile”, attrazione del locale “Il club dell’ombelico” alla quale chiede di fingere di essere sua moglie per una notte.
Dino ci casca in pieno e non ha occhi che per la sensuale e sexy Polly; Orville, suona al piano le canzoni che ha composto con Barney e spera che Polly seducendo Dino, lo convinca ad incidere una delle loro canzoni.
I tre bevono, cantano, ridono e l’atmosfera si surriscalda sempre più. Dino e Polly amoreggiano ed Orville gongola di gioia. Ma la notte è ancora lunga…
L’insuperabile Wilder (La fiamma del peccato, Giorni perduti, Viale del tramonto, Sabrina, Quando la moglie è in vacanza, A qualcuno piace caldo…) non sbaglia mai un colpo e traspone sullo schermo L’ora della fantasia di Anna Bonacci (1944), già portato in scena da Camerini nel’52 con il suo “Moglie per una notte”.
In questa esilarante commedia degli equivoci, il regista austriaco, in maniera brillante, gioca sullo scambio di ruoli tra la Zelda e Polly, scatenando l’inevitabile cascata di risate.
Fedele al registro della commedia, Wilder estremizza i personaggi e descrive Orville come il classico marito che, pur di raggiungere fama e successo, è disposto, senza troppi indugi, a passare per “tonto” ed a gettare la (finta) moglie tra le braccia di Dino. Zelda, dal suo canto, più svelta e concreta di lui, sul finale, mangiata la foglia, gli restituirà pan per focaccia.
Ma a ben vedere la vera star è Kim Novak, perfetta nel ruolo della prostituta infelice, sfortunata e dal cuore d’oro. L’unico neo del film è nel personaggio di Dino, fin troppo caricato e descritto come un maniaco, assatanato di sesso.
L’orecchiabile brano “Sophia” è suonato e cantato talmente tante volte, che diventa un tormentone. Tra gli altri “musicali” di Dean Martin Il cantante matto di Norman Taurog (’53).
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.
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