Michele Fiore (Carlo Giuffré), sposato con Rosaria (Erik Blanc), sbarca il lunario con delle inserzioni rivolte a vedove facoltose, affette da qualche difetto fisico. Dopo aver spedito loro delle lettere che trasudano di romanticismo di maniera, le incontra, le illude con il miraggio del matrimonio e, prima di tagliare la corda, racconta loro delle storie strappalacrime, convincendole così a sganciare dei soldi.
La prima vittima è Teresa Pescodolido (Elena Fiore), vedova da dieci anni, figlia di una lupa mannara con il vizietto di prendere a morsi gli uomini con i quali fa l’amore.
Spaventato dalla sua foga amorosa, Michele fugge via, ma prima di prendere il treno che lo riporta a Napoli, è raggiunto da Teresa, che gli regala un mucchio di banconote.
Per evitare che lei possa ritornare alla carica, Michele le invia una foto, scattata da Rosaria, che lo ritrae morto, disteso su un letto e con un crocifisso sul petto.
La seconda vedova è la sora Checca (Gina Rovere), una macellaia burina, molto in carne, che soffre di aerofagia. Come le altre, è assatanata di sesso, e vuole costringerlo a fare l’amore con lui nella cella frigo del negozio. Lui resiste alle avances e lei, offesa, lo scaccia.
La terza vedova è l’affascinante Paola (Marisa Mell), la donna dei suoi sogni, che compare come testimonial di una pubblicità che tappezza i tabelloni della città. Lei lo ospita a casa sua, dove sono nascoste un gruppo di femministe, che, inneggiando alla liberazione della donna, si battono contro il potere maschilista e patriarcale.
Processato, Michele è costretto a spogliarsi. Il clima si fa rovente perché vogliono marchiarlo, come un vitello, sul posteriore. Per metterlo in salvo, Paola allerta la polizia che interviene e lo libera.
Paola è ricoverata in ospedale e il dottore (Gino Pagnani) svela a Michele che è un’ermafrodita e che ha due testicoli, appena accennati, che si svilupperanno nel tempo. Lei, è ancora illibata e vorrebbe andare a letto con lui, ma Michele è psicologicamente bloccato e, sempre più travolto dalla passione, le propone di andare in Svizzera per farla operare.
Per raggranellare i soldi per l’intervento, mette in atto il piano ideato dal papà, un vecchietto, fin troppo arzillo, ricoverato in un ospizio, che da tempo aveva intenzione di scardinare la cassaforte.
Il colpo riesce, ma Michele è arrestato e condannato a due anni di galera. Scatta l’amnistia e lui non vede l’ora di ritornare tra le braccia di Rosaria. Ma ad aspettarlo trova un’inaspettata sorpresa; Paola è diventata uomo, si fa chiamare Paolo, ha messo incinta Rosaria e vive con lei. A Michele non resta che fingere di essere stato evirato e andare a caccia di uomini maturi e facoltosi.
Commedia divertente, ricca di gag, massacrata al tempo dalla critica. La trama è gustosa e Cicero affida a Giuffré il ruolo di Michele, un impostore, che si finge vedovo e si presenta agli appuntamenti con le vittime, con un’aria fintamente contrita, vestito in abito nero e con un cappello dello stesso colore.
Dotato di una sfrenata fantasia a ognuna narra come sarebbe morta la moglie e Rosaria, sempre più incuriosita, si eccita ai suoi racconti e di notte sogna di vivere in prima persona le avventure inventate dal marito.
L’idea di una donna affascinante e misteriosa come la Mell che diventa uomo è gustosa e originale. Non mancano, però, le scene trash che mostrano la povera sora Checca che, mentre balla, lancia peti, accompagnati dai rulli di tamburi dell’orchestra.
Come prevedibile, infine, le femministe che processano Michele sono rigorosamente brutte e vestite con abiti militari, in stile Fidel Castro, Elena Fiore, reduce dal successo di Mimì metallurgico, ferito nell’onore di Lina Wertmuller, nei panni della giunonica Amalia Finocchiaro, corteggiata, suo malgrado, da Giancarlo Giannini per questioni di onore, strappa più di un sorriso.
Giuffrè, in gran spolvero e in una delle sue prove migliori, è affiancato dalle splendide Blanc e Mell, quest’ultima all’esordio nel filone sexy e proseguirà con Peccati a Venezia 1980) e Corpi nudi (1983), per la regia di Amasi Damiani (1980), La dottoressa preferisce i marinai di Michele Massimo Tarantini (1981) e Sensazioni d’amore di Ninì Grassia (1991).
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “La commedia sexy alla napoletana Enzo Cannavale, Vittorio Caprioli Carlo Giuffrè”, edito da Il Foglio Letterario – 2024
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