Berlino. Per stordire il dolore per la morte della madre, avvenuta quando aveva tredici anni, Martin Karow (Paul Kalkbrenner) si lancia a capofitto nella musica elettronica e diventa un affermato D.J. con il nome d’arte di Ickarus.
E’ in uscita il suo attesissimo album; Mathilde (Rita Lengyel), la sua fidanzata e manager, prova, invano, a tenerlo lontano dalle droghe e da Pisello, uno spacciatore senza scrupoli che s’aggira nel locale di Tommy, dove Ikarus fa il D.J.
Nel sangue di Ickarus ci sono anfetamine, ketamina, cocaina e tutto il campionario di sostanze stupefacenti che sono sul mercato e, dopo l’ennesimo sballo, va fuori di testa.
Per evitare che la propria mente si spappoli definitivamente, si ricovera in una clinica diretta dalla rigida ed inflessibile dottoressa Petra Paul (Corinna Harfouch).
Ma Ickarus (che veste solo con magliette di squadre di calcio), è una testa matta, allergico a regole e disciplina ed entra ed esce, a suo piacimento, dal reparto. Mathilde lo pianta in asso per Corinna (Araba Walton), una ragazza che lavora con lei nel locale di Tommy. Ickarus assume gli psicofarmaci che gli prescrive la dottoressa, relaziona con gli altri ospiti del reparto e, continua, instancabilmente, a comporre brani per il suo album, ma è un cavallo selvatico e…
In questa ennesima pellicola incentrata sull’indissolubile (?) rapporto tra musica, droga e follia, Paul Kalkbrenner, autore anche delle musiche tekno sparate a palla per tutto il film, interpreta con intensità il ruolo d Ickarus, musicista instabile, divorato dalle droghe e in grado di nutrirsi solo della martellante musica elettronica che compone.
Irruento, bizzarro ed esplosivo, non riesce a fare i conti con la realtà e quando scopre che Alice, la sua discografica, vuole rimandare l’uscita del suo album, travolto dalla rabbia, irrompe nel suo ufficio e fracassa quanto gli capita a tiro. Bambino dal cuore tenero, ogni qual volta, perde i freni inibitori, con il capo chino e la coda tra le gambe, va a chiedere poi scusa a chi è stato oggetto del suo distruttivo e rabbioso comportamento.
Per sottolineare la sua frammentazione psichica, il regista (strizzando l’occhio a Il corridoio della paura, capolavoro di Sam Fuller) mostra Ikarus mentre, invaso da allucinazioni uditive, è convinto che il reparto dove è ricoverato, sia invaso dall’acqua.
La dottoressa che gestisce il reparto è di una freddezza glaciale ed assomiglia fin troppo all’odiosa infermiera Ratched di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e come nel film di Forman, Ikarus come il “folle” McMurphy anche lui organizza in reparto, una festa per il proprio diletto e quello degli altri ricoverati, invitando un paio di prostitute e facendo scorrere un fiume di alcol. Il linguaggio è crudo, essenziale e diretto, ma mai volgare.
Kalkbrenner è molto più convincente delle partner femminili e la musica (per gli appassionati del genere) che spacca i timpani ed è perfetta come colonna sonora. Il titolo del film fa riferimento al nuovo album di Ickarus, che il protagonista avrebbe voluto chiamare in maniera più colorata “Tette, tekno e trombette”.
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.
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