New York. Anni 20’. Charlie Parker (Forest Whitaker), soprannominato Bird, con il suo sassofono fa magie e si guadagna da vivere, suonando assieme ad altri musicisti nei locali notturni. Tossicomane, spende tutti i soldi in eroina e, trascina la propria vita correndo dietro le gonnelle.
Sposa Chan Richardson (Diane Venora) ed assieme all’inseparabile amico Dizzy Gillespie (Samuel E. Wright), a Thelonious Monk, Bud Powell e Kennie Clarke, da vita ad un genere innovativo, il bebop, che rivoluziona il jazz. Assieme al trombiettista Red Rodney (Michael Zelniker) incide dischi e diviene così famoso che, in suo onore, a New York gli dedicano un locale, il Bird Land Night Club.
La tossicodipendenza però lo divora e Bird salta le prove ed arriva in ritardo nei locali dove deve esibirsi. I gestori dei locali ne hanno le tasche piene e non lo scritturano più. Dopo essere entrato ed uscito di galera, prova a risalire la china, ma il suo fisico è minato dall’alcol e dalle droghe….
Con un film cupo e notturno Eastwood rende omaggio al mitico Charlie Parker e concentra la vicenda tra il ‘49 ed il ’54. Grazie a dei flashback e a degli scivolamenti dei piani temporali, che mescolano passato e presente, il regista punta l’acceleratore sulla tossicodipendenza del grande sassofonista e più che regalargli delle acute ed originali riflessioni sulla musica e sul jazz, lo descrive come un bambinone debole ed immaturo, incapace di uscire dal tunnel dell’eroina e dell’alcol.
Eastwood apre, infatti, la vicenda con il tentato suicidio di Bird, messo in atto dopo la morte della figlioletta, e lo mostra mentre è ricoverato al Camarillo, la clinica psichiatrica della città. Per tutto il film Parker saltella da un locale all’altro con il suo magico sax ma, nonostante i periodi di reclusioni in carcere e l’asfissiante controllo della polizia che gli sta alle calcagna, invece, di lasciarsi travolgere dalla passione per la musica, non riesce ad affrancarsi dalla dipendenza dall’eroina, che lo porterà, a soli 34 anni, alla morte.
Un robusto taglio in sede di montaggio avrebbe reso la pellicola più godibile ed evitato i numerosi momenti di stanca. Prolisso ed in più punti noioso, il film si riscatta però ogni volta che Bird si esibisce con il suo magico sax. Curiosità; Parker fu soprannominato “yarbird” (uccello del cortile) e successivamente soltanto “bird”, perché quando era piccolo, essendo poverissimo, non aveva i soldi per entrare nei locali e poteva ascoltare la musica solo nei cortili attigui ai locali dove si suonava.
Poiché le registrazioni originali erano scadenti, grazie ad un lavoro di digitalizzazione, sono stati isolati gli assoli di Charlie Parker e riutilizzati su una base ricreata per l’occasione alla quale hanno collaborato Red Rodney, Ron Carter e Walter Davis jr. Palma d’oro al Festival di Cannes per il miglior attore (Forest Whitaker) e per migliore colonna sonora. Oscar (1989) per il sonoro (Alan Robert Murray, Robert G. Henderson. Willie D. Burton, Les Fresholtz).
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana
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