Birth Io sono Sean di Jonathan Glazer – USA – 2004

19 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Spesso, mentre sei immerso nel buio dei una sala cinematografica, le immagini di un vecchio film ti ritornano alla mente e ti distolgono dalla visione della pellicola che stai gustando. Scherzetti del tuo inconscio o delle “sporche” e sottese citazioni cinematografiche che il regista introduce nel suo film? Il protagonista di “Birth. Io sono Sean”, film diretto da Jonathan Glazer è Sean (Cameron Bright)  è un bambino paffutello dalle emozioni coartate, con un volto amimico, lo sguardo fisso nel vuoto ed una voce anodina, uguale e sputato agli inquietanti alieni protagonisti del film “Il villaggio dei dannati” di Wolf Rilla. Un giorno il piccolo Sean si presenta a casa di Anna (Nicole Kidman) e le comunica non solo di essere la reincarnazione del suo defunto marito, morto dieci anni prima, ma l’esorta a non sposare Joseph (Danny Huston) il suo futuro sposo. Dopo l’iniziale sconcerto, rifiuto ed incredulità, Anna inizia a legarsi sempre più al giovane Sean. Ma quale mistero si nasconde dietro il volto angelico di questo silenzioso ragazzo? Il tema della reincarnazione al cinema è stato declinato un’infinità di volte (su tutti “Audrey Rose” di Robert Wise del 1977 e “Possesion” di Waris Hussein del 1972) ma quello che interessa a  Glazer non è addentrarsi nelle pellicole di genere, né dissertare intorno ai misteri del paranormale. Il regista, famoso per i suoi videoclip e giunto alla sua seconda pellicola (dopo l’incerto “Sexy Beast”) dichiara la sua predilezione per i primi piani dei protagonisti e si sofferma lungamente sui volti della Kidman e di Bright, quasi volendo confezionare una pellicola d’altri tempi (cinema muto e delle origini). Da antologia la scena della durata di qualche minuto sul volto della Kidman mentre è “tranquillamente” seduta in poltrona a teatro. Il film ti intriga e ti tiene sospeso (quasi) per tutta la durata del film ma è nel complesso lento, privo di slanci visivi e poco coinvolgente. La Kidman sembra un uccellino (magrissimo) spaventato ma riesce a dar vita ad un personaggio credibile proprio perché trattenuto e raccolto. Da segnalare la convincente prova del giovane protagonista e la splendida colonna sonora di Alexander Desplat.

 Recensione pubblicata su L’Articolo- Redazione napoletana del “L’Unità” – 22-12-2004

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