Si aprirà il prossimo 21 settembre al Pan- Palazzo delle Arti Napoli, la mostra dedicata a Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer. Un doveroso omaggio ad uno degli attori tra i più famosi in Italia e all’estero, napoletano di Santa Lucia, nato nel 29’ nello stesso stabile di Luciano De Crescenzo.
Una vita in giro tra Roma e Sud America, spesa negli anni giovanili in piscina, con delle partecipazioni alle Olimpiadi, qualche record (fu il primo italiano a scendere nel ’50 sotto il minuto nei 1000 metri stile libero) e qualche incursione in altri sport; pallanuoto, rugby e pugilato.
La svolta, il matrimonio con Maria Amato, figlia del produttore cinematografico Peppino. Dopo un paio di ruoli non accreditati in qualche peplum, la notorietà con il film di Giuseppe Colizzi Dio perdona… io no! (1967). Erano in voga, in quegli anni, nel cinema nostrano, americanizzare nome e cognome e Pedersoli scelse il proprio in omaggio alla birra Budweiser, venduta in Italia come Bud, ed a Spencer Tracy, il suo attore preferito.
Al suo fianco Dio perdona… io no! come co-protagonista Pietro Martellanza, Ma l’attore al quarto giorno di riprese, litigò con la fidanzata, diede un calcio nel muro, si fratturò un piede e fu sostituito da Mario Girotti, in arte Terence Hill.
Nacque così, per caso, una delle coppie fu famose del cinema che raggiunse il successo planetario con Lo chiamavano Trinità (1970) di Enzo Barboni, in arte E.B. Clucher e l’anno successivo con …Continuavano a chiamarlo Trinità, diretto dallo stesso regista, film che diede vita al filone “fagioli -western”, versione comica e scanzonata degli “spaghetti-western” di Sergio Leone & Co..
Ma al di là delle pellicole interpretate al fianco di Terence Hill, Bud Spencer ha dato vita ai simpatici personaggi di Piedone lo sbirro, de Il soldato di ventura e di Bomber e, abbandonati i panni del gigante buono, sempre schierato dalla parte dei più deboli e degli oppressi, é stato diretto da Giuliano Montaldo in Gott mit uns (1970), da Dario Argento in 4 mosche di velluto grigio (1971) ed è stato il narratore nel film di Ermanno Olmi Cantando dietro ai paraventi (2003).
A testimonianza della sua fulgida carriera nel 2004 gli è stato assegnato il premio Globo d’Oro Speciale e nel 2010 il David di Donatello alla carriera.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, curata da Umberto Croppi, con la partecipazione della famiglia, la moglie Maria Amato e i figli Giuseppe, Cristiana e Diamante Pedersoli è arricchita di foto, costumi di scena, manifesti di film, dalle testimonianze in video di chi lo ha conosciuto e dalla riproduzione della statua, opera di della scultrice Szandra Tasnadi eretta a novembre 2017 sulla Corvin Promenade a Budapest.
Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno 8-8-2018
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