Parigi, Camille Claudel (Isabelle Adjani), vive in una famiglia borghese, in compagnia della severissima madre (Madeleine Robinson), del padre affettuoso (Alain Cuny) e del fratello Paul (Laurent Grévill), animo sensibile e spirito introverso, con delle segrete aspirazioni letterarie.
Camille ama modellare la creta e, sostenuta dal padre, sogna di chiedere delle lezioni al celebre scultore August Rodin (Gérard Depardieu).
L’artista intuisce le doti di Camille e le chiede di fargli da assistente per un importante progetto che gli é stato commissionato. Camille si getta a capofitto nel lavoro e finisce per innamorarsi, ricambiato, del geniale scultore,
La passione li travolge e Camille rimane incinta. Lei gli chiede di sposarla, ma Rodin vive da anni con Rose (Danièle Lebrun), che lo ha reso padre. Camille abortisce ed intreccia, per un breve periodo, una relazione con il noto musicista Claude Debussy (Maxime Leroux).
Lacerata dall’amore per Rodin, si rinchiude sempre più in se stessa e trascorre le giornate a scolpire diversi soggetti nel suo studio.
Intanto il fratello Paul, diventato famoso per le sue poesie, diventa console in Cina e Camille, dopo la morte del padre, si ritrova ancor più sola e senza affetti.
La mente di Camille vacilla sempre più ed, in maniera sempre più insistente, struttura la convinzione paranoica che Rodin trami contro di lei e muova degli invisibili fili per impedirle di diventare famosa.
Perennemente ubriaca, si rintana nel suo atelier in compagnia dei gatti, fino a che Blot (Philippe Clévenot), un amico mercante d’arte, le organizza una personale. Nonostante il valore artistico delle opere esposte, la mostra non ha successo, anche perché Camille si presenta all’evento, vestita e truccata in maniera vistosa e in compagnia di alcuni barboni.
Ormai rosa dalla follia, in preda ad un furore pantoclastico, Camille distrugge gran parte delle sculture da lei create. Paul, tornato intanto a Parigi, d’accordo con la madre, decide di farla ricoverare in manicomio…
Nuytten, all’esordio, traspone sullo schermo il romanzo Camille Claudel. Frammenti di un destino d’artista di Reine-Marie Paris, nipote di Paul Claudel e compone un dramma intenso e commovente che mette al centro della narrazione la fragile e tormentata protagonista.
Il film è idealmente diviso in due parti; la prima mostra l’appassionata e travolgente love-story tra i due artisti e la seconda la lenta e inesorabile discesa nella follia della scultrice.
Il regista non impagina, fortunatamente, né uno zuccheroso film sentimentale, né un melò strappalacrime, ma un dramma potente che, sin dalle prime battute, mostra la tenace e volitiva Camille, divorata dalla passione per la scultura.
Rodin, è descritto, invece, come un uomo meschino ed egoista, che utilizza il proprio charme e la posizione di potere che occupa per sedurre la romantica e ingenua Camilla, (più giovane di lui di circa vent’anni), che finisce, inevitabilmente, per rimanere impigliata nella sua rete seduttiva.
Ad un Depardieu un po’ troppo ingessato, fa da contro-altare una pulsante e dolente Isabelle Adjani.
Premi: Orso d’Argento (1989) miglior attrice (Isabelle Adjani), Candidatura Oscar (1990) Miglior film straniero, migliore attrice protagonista (Isabelle Adjani). Dieci premi Cesar. Da non perdere.
Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024
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