Caramel di Nadine Labaki – Libano – 2007

Beirut. In un salone di bellezza si snodano le vite di tre donne: Layale (Nadine Labaki) ha una relazione con un uomo sposato; Nisrine (Yasmine Al Masri) è promessa sposa a un musulmano, ma ha perso la verginità, e Rima (Joanna Moukarzel) è attratta dalle donne.

A frequentare il salone la stagionata Jamal (Gisèle Aouad), aspirante attrice, ossessionata dall’idea di invecchiare, e Rose (Siham Haddad), una sarta che si prende cura di Lili (Aziza Semaan), la sorella maggiore, ormai indementita.

Con questo film corale, la regista-attrice libanese, all’esordio, offre un sincero e appassionato affresco dell’universo femminile medio-orientale e, con garbo e in punta di piedi, tratteggia le vite di tre giovani donne che, tra una messa in piega, una maschera di bellezza e un taglio, cercano disperatamente di trovare un proprio equilibrio.

Il tono è quello della commedia agrodolce e la regista, pur facendo appello a attori non professionisti, impagina una vicenda, che si gusta tutto di un fiato, ambientata in gran parte nel salone di bellezza.

Pur mostrando i dilemmi e le sofferenze nelle quali si agitano le protagoniste, Labaki non scivola mai nel melodramma ma, all’opposto, spruzza la vicenda di un velato ottimismo. Anche se bonariamente e ai margini della vicenda

Il titolo Caramel fa riferimento a una tecnica di epilazione usata in Medioriente, che usa una miscela di zucchero, acqua e succo di limone che, riscaldati assieme e portati a ebollizione, diventa caramello, una pasta adesiva allo strappo dolorosa.

Nadine Labaki, magnetica e affascinante, dirige se stessa con mestiere e maestria. Avvolgente la colonna sonora. Candidato all’Oscar come miglior film straniero.