Agosto 1944. Gineprio Parodi (Paolo Villaggio), soprannominato Dieci, un tempo pugile dilettante, pur di mettere qualcosa sotto i denti, gira la Toscana, appena liberata dai tedeschi, con il suo scalcinato camion, e promuove degli incontri dove si esibiscono i pugili della sua scuderia; Gino (Massimo Ceccherini), Taddei (Giuseppe Oppedisano), Callichero (Vittorio Rap) e Calamai (Marco Graziani). Giunti in un paese, dove si svolge una fiera ed allestito il ring, i suoi boxeur incrociano i guantoni. Lo spettacolo che offrono è penoso, ma Dieci riesce a racimolare egualmente qualcosa da mangiare per tutti. Lungo il cammino, dopo aver tentato, invano, di rubare una gallina, s’imbattono in Washington (Elijan Raynard), un disertore nero, americano, tenuto nascosto da alcuni contadini. Nella speranza di ottenere una ricompensa, Dieci lo aggrega alla compagnia, assieme a Testa di rapa (Béatrice Macola), una donna che, avendo collaborato con i tedeschi, è stata rasata a zero. Arrivati in un ospedale da campo americano, pur non avendo ottenuto la ricompensa che si aspettava, Dieci riesce ad organizzare degli incontri di boxe con i soldati americani. I suoi pugili perdono tutte le sfide, ma l’allegra brigata si consola con delle abbandonati provviste, donate dagli americani. Mentre sono diretti in un paese per allestire l’ennesima esibizione, incontrano Wilma (Antonella Ponziani), che, dopo averli attirati con la prospettiva di mangiare in abbondanza al matrimonio di Drago, un famoso partigiano, suo ex, li mette nei pasticci. Ma le sorprese non finiscono qui.
Monicelli si ispira al romanzo autobiografico “Bazza di vetro” di Rodolfo Angelico e dirige un delizioso e picaresco “on the road”, connotando i dialoghi con un chiaro accento toscano. L’inizio è gustosissimo ed il clima che si respirerà nel film è già tutto nel soprannome dato a Primo; pugile scadente che andava sempre al tappeto e costringeva ogni volta l’arbitro a contare fino a dieci. Il regista toscano lascia sfilare sullo schermo dei pugili, che pur non avendo mai tirato di boxe in vita loro, seguono Dieci nella speranza di riempire il loro stomaco perennemente vuoto. Gli altri personaggi della vicenda non possono che essere degli altri spiantati e morti di fame come loro; una collaborazionista, un disertore nero ed una donna che, abbandonata dal suo uomo, sul finale, prova a vendicarsi, lanciandogli addosso una mina. Gli incontri di boxe sono irresistibilmente comici e vedere i pugili della scuderia di Dieci sul ring, magri come delle acciughe e privi di qualsiasi tecnica schermistica, non può che scatenare l’ilarità dello spettatore. Fedele alla sua idea di mettere in scena delle burle, Monicelli impreziosisce la narrazione con degli scherzi improvvisati; Dieci ed i suoi pugili fingono di stare in fila davanti ad un negozio di orologiaio e spargono la voce che il negoziante regala patate a tutti e Drago, nel giorno delle nozze, fa credere a Dieci ed ai suoi pugili di volerli fucilare. Villaggio avrebbe meritato qualche premio. Ad illuminare la scena Antonella Ponziani.
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