Grazie a un cavillo legale, escogitato dall’avvocato David Kleinfeld (Sean Penn), il portoricano Carlito Brigante (Al Pacino), ex re del traffico di eroina, condannato a trent’anni di prigione, esce, dopo averne scontati solo cinque.
Fedele al codice d’onore, non avendo spifferato i nomi degli altri boss della droga con cui era in combutta, rientra nel giro. Compra delle quote di un locale notturno e passa le serate a controllare che fili tutto liscio tra i clienti e le sexy ballerine.
Dopo aver riallacciato la love-story con la dolce Gail (Penelope Ann Miller), ha solo un sogno nel cassetto; raggranellare settantacinquemila dollari e stabilirsi alle Bahamas.
Ma Kleinfeld, squilibrato cocainomane, ha fregato una montagna di dollari a un boss della mafia siciliana che, avendo scoperto l’inganno, minaccia di ucciderlo, se non lo aiuta a farlo evadere dal carcere.
Per uscire dall’empasse l’avvocato chiede aiuto a Carlito che, non si tira indietro. Ma il destino ha già tessuto la sua tela.
De Palma (Le due sorelle, Vestito per uccidere, Scarface, The Untounchables…) traspone sullo schermo due romanzi di Edwin Torres, ex giudice portoricano della Corte Suprema di New York, e ambienta la vicenda a New York, privilegiando gli interni e in massimo luogo il locale che gestisce Carlito’s.
Come nel leggendario Viale del tramonto di Billy Wilder, il racconto mostra nelle prime immagini Carlito, eroe romantico e tragico, in fin di vita, e lascia che la vicenda si dipani indietro nel tempo.
Sin dalle prime battute, anche grazie all’uso della voce fuori campo, nonostante Carlito sia un malavitoso, che si è macchiato in passato di diversi omicidi, De Palma lascia che lo spettatore faccia il tifo per lui.
Non a caso, pur sapendo di mettersi irrimediabilmente, nei pasticci, in nome dell’amicizia, accetta di dare una mano a Kleinfeld che lo ha tirato fuori di galera.
Il ritmo è serrato, i dialoghi ben calibrati e fedeli ad un linguaggio senza troppi orpelli, ma immediato e diretto. De Palma cita se stesso (la rocambolesca scena della stazione che fa il verso al suo capolavoro Gli Intoccabili) si conferma regista di prim’ordine e migliore” allievo” del maestro del brivido Alfred Hitchcock.
Un monumentale Al Pacino (doppiato, come sempre, da un gigantesco Giancarlo Giannini), tiene incollato lo spettatore allo schermo per tutta la durata del film. A tenergli testa un impeccabile Sean Penn.
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