Evan Hansen, liceale timido, complessato e senza uno straccio d’amico, su consiglio dello psicologo, scrive delle lettere, come recita il titolo del film, indirizzate a se stesso. Una di queste finisce nelle mani di Connor, fratello di Zoe, una graziosa compagna di scuola di cui Evan è segretamente innamorato. Connor, instabile emotivamente e lupo solitario, si suicida e la lettera diviene per Zoe e i suoi genitori la prova che Evan fosse l’unico amico di Connor. Evan è da loro accolto e coccolato. E se la verità venisse a galla?
Il regista Stephen Chbosky affida all’inespressivo ventottenne Ben Platt, (figlio del produttore), il ruolo del protagonista e adatta per il grande schermo l’omonimo musical firmato da Benj Pasek e Justin Paul su un libretto di Steven Levenson, incentrato, invece, su un diciassettenne. Lo script è abbastanza convenzionale e il film, inframmezzato da canzoni, interpretate per lo più da Evan e Zoe, è rivolto chiaramente ad un pubblico giovanile, In questo polpettone liquoroso si salva solo Julianne Moore nei panni della madre di Evan.
Recensione pubblicata su Segnocinema- N.237- Settembre-ottobre 2022
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