Caruso, zero in condotta di Francesco Nuti– Italia – 2001 – Durata 91’

10 Febbraio 2020 | Di Ignazio Senatore
Caruso, zero in condotta di Francesco Nuti– Italia – 2001 – Durata 91’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Caruso (Francesco Nuti), vedovo e psicologo, vive in una splendida villa in Toscana con Giulia (Giulia Serafini), la figlia tredicenne, una ragazzina fin troppo vispa e vivace che marina la scuola e fa parte di una baby-gang specializzata in furti nei supermercati. La polizia la smaschera e Caruso, dopo aver assorbito l’inaspettato contraccolpo, prova ad instaurare con lei un rapporto basato sul dialogo e su una maggiore disponibilità emotiva. Per starle più accanto, Caruso si trova ben presto, invischiato, in pasticci più gravi e, per coprirla finisce in galera. Scagionato, solo allora recupererà il rapporto con la figlia.

Nuti cerca di rinverdire i fasti dell’irresistibile Caruso Pascoscki di padre polacco da lui diretto nel 1988 ma il suo tentativo riesce solo a metà. In apertura una voce femminile fuori campo sintetizza la traccia del film: “Caruso è uno psicologo che ha a che fare con pazzi, depressi e pensierosi ma soprattutto con una ragazzina…”. Per scatenare l’ilarità dello spettatore il regista toscano lascia che la vicenda ruoti intorno al protagonista, uno psicologo che dovrebbe saper scandagliare fin nel profondo l’animo umano ma è incapace di intercettare i disagi della figlia e comprendere il suo malessere. L’idea di partenza non è originale ma è trattata con garbo e sono divertenti gli incubi che assalgono Caruso dopo aver scoperto che la figlia non solo fa parte di una baby gang ma custodisce gelosamente dei preservativi nello zainetto; la prima volta l’allucina con la testa rasata rinchiusa nel riformatorio e che gli sfumacchia in faccia in tono di sfida e la seconda, truccatissima e con una minigonna vertiginosa che marina la scuola e s’infila in un auto di lusso ed amoreggia con un vecchio. La vicenda s’incaglia però in troppi punti ed è troppo sullo sfondo la sgangherata relazione che ha con Olga, la sua ex fidanzata ed ex paziente, che non regge gli abbandoni ed all’idea che lui vuole lasciarla. I momenti più esilaranti sono quelli che vedono Caruso impegnato in veste di psicologo; tra i suoi pazienti, uno (Platinette) vestito da suora, spera un giorno di poter diventare papa. Il titolo del film fa spudoratamente il verso al capolavoro di Jean Vigo Zero in condotta.

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