Central do Brasil di Walter Salles – Brasile – 1998

22 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Central do Brasil di Walter Salles – Brasile – 1998
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dora (Fernanda Montenegro), insegnante di mezz’età, per sbarcare il lunario, si guadagna da vivere scrivendo, per qualche spicciolo, delle lettere agli analfabeti nella stazione centrale di Rio de Janeiro e chiedendone un altro, per spedirle.

Egoista, insensibile e con il cuore di ghiaccio, invece di imbucare le lettere, le getta via, trattenendo per sé la moneta richiesta per il francobollo.

Impassibile di fronte ai drammi che gli analfabeti le raccontano, custodisce le lettere in un cassettone che ha in casa e di tanto in tanto, si compiace nel rileggerle.

Un giorno Ana (Sôia Lira), accompagnata da Josué (Vinicius de Oliveira), il figlio di nove anni, le chiede di spedire una lettera al marito Jesus, che li ha abbandonati da anni e vive a Bon Jesus, un paese sperduto del Brasile.

Ana muore qualche istante dopo, investita da un’auto e Josué non ha nessuno che si prende cura di lui.

Dora decide allora di venderlo a dei loschi individui che, dietro il paravento delle adozioni in paesi lontani, hanno organizzato un commercio di trapianti di organo.

Intascata una bella cifra, Dora compra una televisione, ma Irene (Marilla Pêra), l’amica del cuore, stigmatizza così duramente il suo comportamento che Dora, ritorna sui propri passi e, con un piccolo escamotage, riesce a riprendersi Josué.

Per sfuggire alle grinfie dei malfattori, abbandona la città e parte con il piccolo alla ricerca di Jesus.

Nel corso del viaggio i due familiarizzano, legano, fino a diventare grandi amici e, giunti a destinazione, scoprono che Jesus era un vecchio ubriacone e si sono perse le sue tracce.

Dora che si è affezionata, intanto, al bambino, già pregusta il sogno di tenerlo accanto a sé a Rio, ma s’imbatte nei fratelli maggiori di Josué, che lo accolgono con calore e affetto.

Dora comprende allora che è giusto che Josuè rimanga a vivere con loro e, nel riprendere l’autobus che la riporta a Rio, gli scrive una lettera, chiedendogli di non dimenticarla.

Idealmente diviso in due parti (la prima parte ambientata nella caotica Rio de Janeiro e la seconda nelle zone povere e desertiche del Brasile del Nord Est) questo toccante, poetico e commovente road-movie, ti spiazza per l’incredibile semplicità.

Salles (I diari della motocicletta, Dark water, On the road…) tocca dei temi universali (l’abbandono e la solitudine dei minori, la ricerca delle proprie radici, l‘amicizia tra un’anziana donna e un bambino) e lo fa con passo felpato, senza scadere in zuccherosi romanticismi.

Con il suo faccino luminoso e spaurito, Josuè è assolutamente disarmante e, non avendo mai conosciuto il padre, per tutto il film, ogni volta che incontra un uomo chiede a Dora: Quello ha una faccia da padre?”  

Durante il viaggio, Dora riscopre un’affettività e un’umanità ormai silente e un inatteso senso di maternità. In questo reciproco percorso di formazione, il bambino ritrova le proprie radici familiari e Dora recupera dei brandelli della memoria, che la riportano a quando era bambina.

Nubile e priva di affetti, nel corso del tempo si è indurita e inacidita. La madre era morta quando lei era bambina e il padre, soprannominato “sparaballe”, per le bugie che raccontava, era una figura periferica e assente. 

Indimenticabili le scene dei poveri analfabeti che, ricolmi di speranza, affidano a Dora pezzetti della loro vita privata.

Struggente la colonna sonora di Antonio Pinto e Jacques Morelenbaum. Orso d’oro come miglior film 48 Festival di Berlino. Fernanda Montenegro premiata con l’Orso d’argento per la migliore interpretazione femminile e candidata come migliore attrice agli Oscar 1999. Candidato all’Oscar 1999 come migliore film straniero.

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