Chi ricorda i nomi dei registi che hanno diretto Totò, il “principe della risata”? Stessa sorte per quelle pellicole interpretate da Paolo Villaggio nei panni di Fantozzi e, non me ne voglia Giulio Manfredonia, lo é anche per la sagra (giunta al terzo capitolo, dopo quelli del 2011 e 2012) dedicata al pittoresco, ignorante e cialtrone personaggio di Cetto la Qualunque. Antonio Albanese (qui in veste anche di sceneggiatore) regge, infatti, da solo un film divertente, ma meno frizzante dei precedenti. Il limite non è tanto nello script (non mancano infatti delle gag esilaranti), ma nella prevedibilità delle battute e di certe situazioni-limite, grottesche, che rispecchiano e replicano il Cetto-pensiero. Il film affronta però dei temi attuali e graffia e lascia il segno quando “senzadubbiamente” fa il verso a quei politici sovranisti, razzisti e sessisti che riscuotono tanto successo nell’Italietta nostrana. Nel cast Gianfelice Imparato e Lorenza Indovina.
Recensione pubblicata sulla Rivista Segnocinema N. 225 – Settembre- Ottobre 2020
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