Nel 1910, quando aveva sei anni, Baby Jane Hudson (Betty Davis), bambina prodigio, si esibiva nei teatri degli States ed era talmente acclamata che sul mercato fu lanciata una bambola con il suo nome, identica a lei. Con il passare degli anni la sua fama era tramontata e, gelosa del successo di sua sorella Blanche (Joan Crawford), divenuta una star incontrastata del cinema degli Anni Trenta, l’aveva investita con l’auto costringendola a vivere su una sedia a rotelle. Le due sorelle, ormai anziane, vivono in una casa modesta lontane dai flash dei fotografi e dagli echi della stampa e l’affettuosa e silenziosa Blanche subisce passivamente le bizzarrie della instabile e tirannica sorella sessantenne. L’equilibrio psicologico di Jane è sempre più precario e nel tentativo di congelare il tempo, con le treccine, un fiocco in testa ed un vestitino da bambina, trascorre le ore davanti allo specchio ripetendo la filastrocca che l’aveva resa famosa da piccola. Non paga, convinta di poter riportare in palcoscenico il suo spettacolo, contatta Edwin Flagg (Victor Buono) un pianista da strapazzo che l’accompagna mentre canta. In un crescendo sempre più folle, dopo aver scoperto che Blanche aveva telefonato al medico per farla ricoverare in manicomio, Baby Jane la picchia e la lega al letto. Dopo aver ucciso Elvira (Maidie Norman) la domestica che aveva provato a liberare Blanche, trascina la sorella, ormai morente, fuori casa e la conduce con lei su una spiaggia. Il film si chiude con i poliziotti che arrestano Jane sulla spiaggia, sdraiata accanto al cadavere di Blanche.
Aldrich dirige con affilata precisione due artiste di razza e, sin dalle prime inquadrature, inonda di una luce sinistra la capricciosa, dispettosa e sadica Baby Jane che, in maniera dispotica, tiranneggia la docile e paziente Blanche. Ma Aldrich è un fine conoscitore dell’anima umana e, dopo averci mostrato il classico e perverso intreccio tra vittima e carnefice, sul finale, svela un’inquietante verità; Blanche esasperata dagli acidi commenti della sorella, aveva provato ad investirla con la propria auto ma nell’urto contro un muro era rimasta paralizzata. Il film è un piccolo gioiello narrativo e la graduale ed inarrestabile follia di Baby Jane, esplode nel poetico e malinconico finale. Con una magistrale interpretazione Bette Davis allunga la lista di personaggi odiosi e respingenti della sua lunga e fulminante carriera ed in una scena diventata di culto, per punire Blanche che aveva manifestato l’intenzione di vendere la loro casetta, le porta in tavola, cucinato, l’uccellino a cui lei era tanto affezionata. Aldrich ci regala delle grandi pagine di “cinema nel cinema” e ci mostra Bette Davis mentre recita in Uomini nello spazio ed in Ex lady, due sue vecchi film in bianco e nero e la Crawford.in un frammento di Tormento. Da un romanzo di Henry Farrell. Oscar a Lukas Heller per i costumi. Remake nel 1991 diretto da David Greene con Vanessa Redgrave e sua sorella Lynn,nei panni della Davis e della Crawford.
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