Chi giace nella mia bara? (Dead ringer) di Paul Henreid – USA – 1964 – Durata 115′ – B/N – V.M. 14

2 Settembre 2022 | Di Ignazio Senatore
Chi giace nella mia bara? (Dead ringer) di Paul Henreid – USA – 1964 – Durata 115′ – B/N – V.M. 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Los Angeles. Le gemelle Margaret e Edith (Bette Davis) si ritrovano dopo diciotto anni al funerale del colonnello Frank DeLorca.

Edith, dolce, paziente e generosa, un tempo legata a lui aveva dovuto lasciare il passo a Margaret, che incinta di Frank, lo ha poi sposato.

Dal giorno del matrimonio, Margaret ha sempre vissuto nel lusso e nel bel mondo; Edith, invece, è andata avanti alla meno peggio, gestendo un bar alla periferia della città e intrecciando una tenera relazione con Jim Hobbson (Karl Malden), attempato sergente di polizia.

Al ritorno dal funerale, Edith scopre, per caso, che Margaret, anni prima, ingannando Frank, aveva finto di essere incinta.

Corrosa dalla rabbia, Edith la ammazza, prende il suo posto e può finalmente godersi la sospirata ricchezza. Tony (Peter Lawford), ex amante di Margaret, inizia però a ricattarla ed é trovato morto.

Le indagini sono riaperte e, grazie alle pressioni del caparbio e zelante Jim. si scopre che Margaret aveva avvelenato Frank con l’arsenico. A Edith non resta che piegarsi al tragico scherzo del destino.

La pessima traduzione del titolo originale (gemelle sputate) fa pensare a un truculento film dell’orrore. Lontani mille miglia da un film splatter, sanguinolento o gore, ci troviamo semplicemente di fronte al remake di Vita rubata, diretto dal messicano Roberto Gavaldòn nel 1946, interpretato da Dolores Del Rio. Il film è uno dei più famosi della storia del cinema sugli aspetti scissi e doppi della personalità e sull’inconfessabile desiderio di liberare le parti omicide presenti in ognuno di noi.

Giocato tutto sul filo della suspense, la pellicola si avvale di una strepitosa interpretazione di Bette Davis, nel doppio ruolo delle sorelle gemelle.

Per distinguerle, il regista lascia che Edith vesta con abiti chiari e Margaret in nero e con un lungo velo che le copre il viso.

A delitto avvenuto, Henreid, una lunga carriera d’attore alle spalle, da un lato, mostre il rapido e graduale processo d’identificazione della diabolica Edith con Margaret (lei cambia infatti, pettinatura adottando la frangetta come l’odiata sorella), ma allo stesso tempo, per lasciare intendere che la tenera e affettuosa Edith non sarebbe mai potuta diventare spietata e crudele come la gemella, le permette di continuare a fumare (Margaret aveva smesso da tempo) e di fare amicizia con il grosso cane di famiglia che Margareth detestava.

Da cineteca la scena che mostra Edith che deve firmare dei documenti. Per non essere scoperta dall’avvocato di Margareth, si ustiona volontariamente la mano destra con un attizzatoio e appone così la firma con la sinistra.

Come in ogni noir che si rispetti, più che la sfortunata Edith o la crudele Margaret, il vero protagonista della pellicola è il destino che si abbatte implacabile sui personaggi.

Tenero l’amore platonico che aleggia sullo sfondo tra Edith e Jim, un romantico e sentimentale sergente della polizia che, per la sua tenacia, finirà per incastrarla. Da un romanzo di Rian James.

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