Amanda (Laura Morante), una donna di mezz’età, vitale, dinamica e esuberante, è affetta da “androfobia”, una paura che la spinge, ogni qual volta incontra un uomo che l’interessa, a attaccare e sabotare la relazione affettiva.
Alle porte del Capodanno, Amanda si ritrova a fare i conti con l’ennesima storia d’amore fallimentare. Florence (Isabelle Carrè), l’amica del cuore, l’invita a trascorrere le festività insieme a degli amici e, a cena, Amanda s’imbatte nell’affascinante Antoine (Pascal Elbé) che, per un gustoso equivoco, lei crede sia gay.
Rassicurata dall’idea di non essere desiderabile per lui, Amanda, si scioglie come neve al sole e, abbandonate difese e resistenze, ritrova felicità e serenità.
Florence vorrebbe informare l’amica dell’equivoco, ma Hubert (Patrice Thibaud), il marito psicoanalista, la dissuade, perché Amanda se conosce la verità, sarà di nuovo vittima della propria ossessione androfobica.
suggerisce, inoltre, che, se vuole che l’amica coroni il proprio sogno d’amore, deve parlare con Antoine, chiedergli di continuare a far finta di essere gay, fino a quando Amanda non capitolerà.
Antoine, che intanto si è innamorato di Amanda, dissentendo dal suggerimento del suo analista, che lo invita dire tutta la verità, sta al gioco. L’happy end chiude la vicenda.
In questa deliziosa commedia romantica Morante, all’esordio dietro la macchina da presa, mette in campo Hubert, un’analista assolutamente irresistibile.
Non solo è protagonista di divertentissimi siparietti con la moglie che l’aggiorna sugli sviluppi della relazione tra Amanda ed Antoine, ma soprattutto perché, nel corso della narrazione, declama delle massime che sembrano trasudare un ironica saggezza:
“Se stanno accordando ancora gli strumenti vuol dire che il concerto non è ancora cominciato”, “Se il ramo a cui siamo aggrappati è marcio, non sarà, stringendolo più forte, che gli impediremo di spezzarsi”…
Certo che la sua ricetta per Amanda funzionerà, festante, rivelerà alla moglie: “Se l’esperimento riesce noi oscureremo Gradiva.”
Sul finale, raccolti i frutti della sua felice intuizione, rivelerà di non aver ancor trovato il titolo del volume che sta scrivendo sulla cura dell’androfobia.
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