Cora (Asia Argento), spigliata e vivace ventenne, lavora come cameriera in un bar e, per arrotondare il magro stipendio, accetta la proposta di di seguire a distanza e con discrezione Cosimo (Michel Piccoli) un anziano professore universitario, affetto dal morbo di Alzheimer, padre di Ada (Silvia Cohen).
Distinto, elegante e silenzioso Cosimo negli ultimi tempi ha perso sempre più colpi ed ama vagare senza meta per Roma, con un’inseparabile valigia di cartone. I due “compagni di viaggio” non si scambiano neppure una parola e Cora si limita a comunicare, diligentemente, ad Ada gli spostamenti del padre.
Cosimo, con la mente sempre più annebbiata, salta da un treno all’altro in giro per l’Italia; Cora, lo segue come un’ombra, lo scruta, lo penetra, lo trapassa con gli occhi vigili ed attenti, e dopo aver familiarizzato con lui, cerca un impossibile contatto emotivo.
Quando comprende di non esistere per lui, lo abbandona al suo destino e alle sue afinalistische peregrinazioni. Cora va a trovare il fratello Giulio (Max Malatesta) ma, sempre più in crisi, tenta il suicido, lanciandosi da un ponte.
Dopo essere stata soccorsa da un’operaia di una fabbrica di ceramiche, sul treno che la riporta a casa, ritrova il professore, trasandato e dimesso, con lo sguardo sempre più perso nel vuoto che, non appena la rivede, le regala uno smagliante sorriso.
Nel dirigere questo road-movie atipico, Del Monte ci mostra il lento ed inesorabile declino di un uomo ormai indementito. Nelle prime battute del film Ada, chiede a Cora di prendersi cura del padre.
Cora accetta con entusiasmo e curiosità il nuovo incarico ma è una ragazza concreta e già dopo qualche giorno, seccata ad un’amica confida: “Mi ha fatto fare cinque chilometri. Che ne so, stattene a casa, guarda fuori dalla finestra come fa la madre di Flavia.”
Impietosamente Del Monte ci mostra Cosimo che non riesce più a leggere, non sa più apporre la propria firma e quando Cora gli chiede come mai non ha più la cravatta, con disarmante semplicità le confessa: “Non ci riesco.…”. Cora è, in qualche modo, attratta ed intenerita da quest’uomo e, di nascosto, sbircia quello che ha annotato nel suo diario:
“Il mio nome è Cosimo Giusti. Abito a Roma, in Via dei Giordani 14. Scala B. Interno 7. Oggi non ho dimenticato le chiavi di casa.”, “Oggi è giovedì. Ieri sera, a cena, ho mangiato zucchine e mozzarella. Ricordare un certo Foraccioli, amico di Luigi P.”, “Mia figlia si chiama Ada. E’ sposata con un giornalista… Non ricordo più il suo nome.”
Nel tenero e spiazzante finale, sarà Cosimo a presentarsi a lei ed a palesare ancor più le sue crepe cognitive, confessandole di non ricordare quanti anni ha.
Del Monte accenna vagamente al suicidio della madre di Cora e lascia sullo sfondo il fallimentare matrimonio di Ada, in dolce attesa con il marito Pepe (Lino Capolicchio) un modesto giornalista che la tradisce con una donna più giovane di lei. Doppia citazione a Rossellini; (esplicita) a Stromboli, (implicita) Viaggio in Italia. David di Donatello ad Asia Argento come migliore attrice.
Per l’intervista completa a Peter Del Monte, l’antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: “Peter Del Monte Un regista controvento” -Falsopiano Editore (2017)
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