Cous cous di Abdel Kechiche – Francia – 2007

16 Settembre 2023 | Di Ignazio Senatore

Slimane Beij (Habib Boufares), un arabo sessantunenne, è un operaio precario del cantiere navale del porto di Sète, una cittadina vicino Marsiglia. I ritmi lavorativi sono sempre più frenetici e il peso degli anni si fa sentire sempre più.

Divorziato da anni, vive nell’albergo di proprietà della nuova compagna, insieme a Rym (Hafsia Herzi), la figlia di lei, ma mantiene i rapporti con l’ex moglie, un’ottima cuoca, e con i figli avuti con lei.

Quando Slimane è licenziato, non si abbatte e, seppur spezzato dentro, decide, con i soldi della liquidazione, di ristrutturare, una nave abbandonata nel porto, destinata alla demolizione, e trasformarla in un ristorante, a conduzione familiare, dove poter cucinare la sua specialità: cuscus e pesce, Silmane dovrà però fare i conti con le lungaggini della burocrazia e le diffidenze della banca che non vuole finanziare l’impresa.

Ma l’idea prende sempre più piede e i parenti sono disponibili a farsi coinvolgere nel progetto. Senza perdersi d’animo, in attesa dei permessi e delle licenze, Slimane decide di invitare burocrati e finanziatori a cena nel suo “futuro” ristorante. Ma…

Con taglio documentaristico, il regista franco tunisino (Tutta colpa di Voltaire, La schivata, Venere nera La vita di Adele…), macchina a mano, e primi e primissimi piani dei personaggi della vicenda, racconta il riscatto sociale e la voglia di rivincita di un uomo, non più giovanissimo, sfruttato per anni sul lavoro che, con l’aiuto dei figli e dei familiari, cerca di dare una svolta ad un’esistenza vissuta sempre con grande dignità e sacrificio.

In questo film corale, dal finale aperto che lascia l’amaro in bocca, Kechiche mette in campo delle persone semplici e oneste che diventano dei piccoli eroi solo perché cercano di liberarsi dalla schiavitù di lavori precari e sottopagati.

Per tutta la durata del film i componenti di questa famiglia allargata, mista franco-araba, si confrontano, litigano, discutono ad alta voce e sono vivi e pulsanti.

Sullo sfondo, la precarietà del lavoro e le lotte che devono affrontare i personaggi della vicenda per tenere a bada padroni e sfruttatori. Non mancano però i nei; i dialoghi fiume, spesso urlati e interminabili, sfiniscono lo spettatore e un bel taglio in fase di montaggio avrebbe favorito la fruizione del film.

Il titolo originale del film rimanda ai due elementi, il grano di semola e il cefalo, ingredienti principali del cuscus. Candidato al David e ai Nastri d’argento come miglior film dell’Unione Europea.

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