Irene Ravelli (Barbora Bobulova) ricca imprenditrice di successo è il classico squalo dell’alta finanza ed all’emozioni e agli affetti antepone i profitti dell’azienda. L’incontro con Benny (Camille Dugay Comencini) una piccola ladra, spontanea e piena di vita, cambia la sua vita e le fa scoprire un mondo, quello dei clochard e dei “nuovi poveri”, fino ad allora a lei sconosciuto. Immersa in questa nuova dimensione dimentica gli impegni di lavoro, allestisce una mensa per i barboni e si scontra, inevitabilmente, con la perfida e calcolatrice zia Eleonora (Lisa Gastoni) che non condivide la sua nuova scelta di vita. Irene trova conforto solo nella zia Maria Clara (Erica Blanc) alcolizzata e ricoverata in una lussuosa clinica privata e sul finale, per rimarcare la sua totale adesione a quel mondo di afflitti e disperati, in una stazione ferroviaria si spoglia (metaforicamente e non solo) degli abiti che indossa.
Ozpetek dedica questo film agli “sgusciati” e con grande coraggio affronta il tema difficile e complesso della spiritualità laica e lo coniuga con il suo modo di fare cinema che non è né politico, né militante ma toccante, sincero e penetrante. Anche se nel film trova spazio padre Carras (Massimo Poggio) un giovane prete cattolico, lo sguardo del film non è religioso ma va iscritto in quell’area più vasta e diffusa del sacro. Più che la storia di una conversione (laica) di una ricca imprenditrice, il film racconta di una donna sola, senza amici, con un matrimonio fallimentare alle spalle, che non ha mai conosciuto Adriana, la madre morta (forse) suicida e di cui non conserva né una foto, né un ricordo. Il ritorno al palazzetto di famiglia abbandonato le permette di riparare le falle della propria memoria e di recuperare il ricordo della madre folle che, in preda ad un delirio mistico, era convinta di aver generato una santa ed era stata interdetta dai familiari. Da quel momento in poi l’immersione di Irene nel mondo dei barboni e dei diseredati sarà totale e solo prendendosi cura di loro ritroverà la serenità perduta. Il regista tiene a freno i sentimentalismi ma la tragica morte della piccola Benny è un espediente narrativo un po’ troppo forzato. Ozpetek affida a Maria Clara la frase più bella del film e ad Irene che vuole trasformare il palazzetto dove viveva la madre in tanti monolocali, dirà:“Perché vuoi trasformare il passato ed i ricordi in denaro?” . Citazioni da Europa 51 di Rossellini, Teorema di Pasolini, Io la conoscevo bene di Pietrangeli. Ipertrofica e troppo trionfale la colonna sonora di Andrea Guerra. David di Donatello (2005) a Barbora Bobulova come miglior attrice protagonista e ad Andrea Crisanti come miglior scenografo.
Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.