La diciottenne Agnese (Selene Caramazza) vive con la madre Marta (Barbora Bobulova), fervente cattolica, frequenta la chiesa di Don Luca (Stefano Fresi), un prete che si batte perché i giovani che frequentano la parrocchia arrivino in castità al matrimonio e proclamino alla comunità, l’adesione a questa scelta, suggellandola con un anello, creato per l’occasione.
Marta, ansiogena e soffocante, sequestra il telefonino della figlia perché, a suo dire, un ragazzo le invia dei messaggi troppo espliciti.
Per reazione, Agnese ruba un cellulare di scarso valore in un Centro Commerciale ed è inseguita dal guardiano, il venticinquenne Stefano (Simone Liberati).
Lei lo implora di lasciarla andare; lui si lascia intenerire, non la denuncia al superiore, ed è retrocesso a custode del parcheggio semi-abbandonato del Centro Commerciale.
Stefano deve fare i conti, quotidianamente, con i rom accampati al confine di un’ala dello stesso parcheggio che lo insultano e lo minacciano.
Agnese vuole ringraziarlo, lo cerca e tra i due nasce un amore vero e sincero. Marta, sempre più sospettosa, intuisce qualcosa e conduce la figlia da una ginecologa per sapere se è ancora vergine.
Ma Agnese è attratta da Stefano e….
Felicissimo esordio di De Paolis, co-autore anche del soggetto e della sceneggiatura che, sposando i toni realistici, dirige un film che con coraggio affronta il delicato tema dell’influenza della Chiesa sugli adolescenti.
Intelligentemente, il regista mette in campo un prete simpatico e affabile che utilizza un linguaggio moderno e accattivante per instillare, goccia dopo goccia, la sessuofobica e colpevolizzante dottrina cattolica.
Dopo aver esortato i ragazzi che frequentano la parrocchia a rimanere casti fino al matrimonio, si rivolge a loro con un eloquente: “Siete disposte a fare un sacrifico, a rendere sacre le vostre vite?”.
Non gli è da meno Marta, una madre dura e opprimente, incapace di accedere ai sentimenti della figlia.
Quando Agnese proverà a farle capire che non è giusto che legga i messaggi che riceve sul suo telefonino, lei taglia corto con un lapidario e inappellabile: “Lo so io quello che è giusto e quello che è sbagliato.”
Stefano, invece, proviene da un mondo completamente diverso; borgataro, figlio di un padre violento che picchiava lui e la madre, cerca, come può, di aiutare economicamente i genitori che, dopo essere stati sfrattati di casa e, in attesa di una sistemazione, alloggiano in una roulotte.
Lele (Edoardo Pesce), l’amico del cuore, sbarca il lunario spacciando droga e si diverte a rapinare dei poveri extracomunitari che gestiscono dei piccoli supermercati.
De Paolis non vuole filmare un saggio sociologico sulla marginalità ma, con maestria, mostra la discrepanza tra il mondo idilliaco e irreale che si respira all’interno della parrocchia di Don Luca, dove la parola amore condisce zuccherosamente ogni discorso, e il degrado e la violenza che circonda i fedeli sono scotomizzati e quello reale, con cui Stefano deve fare i conti ogni giorno.
Senza forzare i toni, De Paolis mostra i dubbi che lacerano Agnese, spinta da un lato a rispettare il patto di verginità e dall’altro a concedersi al ragazzo che ama e che come lei, ha un “cuore puro”.
Ambientato a Tor Sapienza, periferia Est di Roma, il film non sposa il fin tropo abusato “politically correct” e trova la sua forza non solo nei dialoghi sanguigni, in romanesco, ma soprattutto nell’intensa interpretazione di Simone Liberati, e in quelle convincenti di Stefano Fresi e Edoardo Pesce.
Candidato David per miglior regista esordiente e Globo d’oro miglio opera prima. Candidato Nastri d’argento come miglior regista esordiente, attore non protagonista (Edoardo Pesce) e attrice non protagonista (Barbora Bobulova).
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