Le corsie ospedaliere sono state, generalmente, rappresentate al cinema come dei luoghi dove i protagonisti della vicenda, afflitti da diversi mali, vengono per lo più accuditi da infermieri disattenti e da medici pasticcioni o poco professionali. Messe da parte quelle pellicole legate alle commedie sexy all’italiana, nelle quali comparivano infermiere o dottoresse procaci, oggetto (come prevedibile), degli smodati desideri erotici del personale medico e paramedico, e quelle dal taglio squisitamente splatter-horror, il cinema ha anche rappresentato le corsie ospedaliere come luoghi minacciosi dove, chi in attesa di cure sanitarie, può rimanere vittima di un agguato ad opera di sicari.
Ne “Il Padrino”, pellicola diretta da Francis Ford Coppola (1972), Michael Corleone (Al Pacino) riesce a evitare che il padre, il temuto boss don Vito Corleone (Marlon Brano), gravemente ferito e ricoverato in ospedale, sia ucciso da un componente di una cosca mafiosa concorrente.
Situazione analoga nel film “Io sono vendetta – I am wrat”, per la regia di Chuck Russell (2016). Stanley Hill (John Travolta), ex membro delle forze speciali, assiste impotente alla morte della moglie avvenuta durante un tentativo di rapina. La polizia rilascia il colpevole e Stanley decide di scoprire chi ha coperto il colpevole. Sul finale, è ricoverato in ospedale e uno dei poliziotti corrotti, in combutta con il governatore, entra nella sua stanza di degenza per ucciderlo, ma, anche grazie all’aiuto di Dennis, amico di Hill, ci lascerà le penne.
Diverso, invece, l’esito dell’agguato ai danni del corrotto avvocato David Kleinfeld (Sean Penn), amico di Carlito Brigante (Al Pacino), ex spacciatore portoricano, che, uscito di galera, rileva la gestione del locale “El Paraiso”. Nella speranza di non avere più guai con la polizia, Carlito sogna di trasferirsi su un’isola caraibica e condurre un’esistenza tranquilla. Legato a dei vecchi codici d’onore, Carlito non se la sente di negare un “piccolo favore” all’amico Klenfield e finirà, inevitabilmente, per mettersi nei pasticci. In questo capolavoro di Brina De Palma (1993) la scena dell’esecuzione di Kleinfeld è girata magistralmente. Il killer è vestito da poliziotto e da il cambio al “collega” che è di piantone nel corridoio dove è ricoverato l’avvocato. Non appena entra nella sua stanza, tradendo il suo accento siculo, gli punta la pistola contro. Klenfield agguanta la pistola per rispondere al fuoco, ma scopre che è priva di proiettili; glieli aveva tolti Brigante, che era andato a salutarlo un attimo prima, “condannandolo” così a morte, per aver scoperto che lo aveva tradito. Altra atmosfera, infine, si respira nel divertente “4 pazzi in libertà” di Howard Zieff (1989). Il dottor Weitzman, giovane psichiatra assiste, per caso, ad un omicidio. Il killer lo aggredisce in strada e quando è sul punto di ucciderlo, fugge, perché sopraggiungono dei passanti. Malconcio, il dottore è ricoverato in ospedale. Dopo una serie di peripezie, quattro suoi squinternati e irresistibili pazienti scoprono che è in pericolo di vita e che il killer è nuovamente sulle sue tracce. Dopo essersi finti dottori, si presentano in ospedale e, miracolosamente, mettono in salvo il tenero e indifeso strizzacervelli.
Articolo pubblicato il 18-5 201′ su il Corriere del Mezzogiorno
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