Sin da bambina Suzanne Stone (Nicole Kidman) sogna di diventare una giornalista televisiva. Dopo aver sposato Larry Maretto (Matt Dillon), un ragazzone un po’ ingenuo che gestisce un ristorante italiano, riesce a farsi assumere come annunciatrice delle previsioni meteorologiche in una piccola emittente locale. Ma lei sogna di poter lavorare in un grande network nazionale e, grazie alla sua mente fertile e piena di idee, decide di condurre un’inchiesta sui problemi che attanagliano gli adolescenti. A scuola s’imbatte in Lydia (Alison Folland) una ragazza obesa e complessata, in Russell (Casey Affleck) un tipo estroverso, ma senza cervello, ed in Jimmy (Joaquim Phoenix), il più fragile ed insicuro dei tre. Quando Larry le chiede di fare un figlio, Suzanne intuisce che una maternità può essere d’ostacolo alla carriera e, dopo aver plagiato i tre studenti, seduce Jimmy a cui chiede di eliminare Larry con la complicità di Russel. Scoperti, i due ragazzi sono condannati e Suzanne, uscita indenne dal processo, proverà a vendere a dei network la sua inchiesta sul mondo giovanile.
Black-comedy graffiante sugli effetti devastanti della droga televisiva, ambientata a Little Hope, piccola cittadina del New Hampshire. Nelle prime battute del film il regista ci mostra il primo piano di Suzanne che, sguardo in macchina, dice: “Ci sono delle persone che non sanno mai chi sono o che vogliono diventare finché non è troppo tardi e questa secondo me è una vera tragedia, perché io ho sempre saputo chi ero e che volevo diventare.” Il film è tutto in questa sua lapidaria affermazione e Suzanne, pur di poter comparire sul piccolo schermo, sacrifica affetti e legami, pianificando ogni cosa. Attenta alla dieta (“la TV aumenta di due chili”) ed all’abbronzatura “che non dona a chi va in televisione”, non si tira di fronte alle avance di un produttore che le promette di aiutarla a fare carriera. “Non sei nessuno in America se non appari in TV. E’ in TV che capiamo chi realmente siamo. Perché a che serve fare qualcosa, che vale se nessuno ti guarda? E se il pubblico ti guarda, tu diventi una persona migliore” strombazza nel corso del film e fedele a questa sua convinzione stritola, senza rimpianti e sensi di colpa, chiunque provi ad ostacolare il suo cammino; “La parola fallimento non fa parte del mio vocabolario” afferma, proditoriamente, con un pizzico di orgoglio la luciferina protagonista. Il film perfettamente equilibrato e dotato di un gran senso del ritmo ha un unico neo; gli inserti dei talk show televisivo dove intervengono i genitori di Suzanne e di Larry che finiscono per togliere ritmo alla narrazione. Da segnalare un piccolo cammeo di David Cronenberg nei panni di un produttore televisivo. Per la sua interpretazione Kidman, vinse il Golden Globe. Tratto dal romanzo di Joyce Maynard liberamente tratto dalla vera vicenda di Pamela Smart.
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