Dal nostro inviato a Copenaghen di Alberto Avallone – Italia – 1970 – Durata 89’

23 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore
Dal nostro inviato a Copenaghen  di Alberto Avallone – Italia – 1970 – Durata 89’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dopo aver combattuto in Vietnam, Dick Valenti (Antonio Casale) e William Cole (Osvaldo Ruggieri), due giovani marine americani, sono inviati nella base militare di Berlino. Grazie all’aiuto di un’organizzazione pacifista i due si rifugiano a Copenaghen dove fingono di essere degli studenti. A corto di quattrini, Dick raggranella qualcosa lavorando come fotomodello per dei fumetti pornografici; William sta male ed è sommerso da deliri e da allucinazioni uditive che lo riportano con la mente alle drammatiche esperienze vissute in guerra ed è affidato alle cure di Max (Walter Fabrizio), uno psichiatra scaltro ed arrivista che sostiene l’organizzazione pacifista solo per interessi personali. Sempre più sommerso dalla proprie allucinazioni William finisce per confondere Ulla (Maria Pia Luzi), la moglie di Max, per sua sorella Katie, alla quale era legato da un affetto velatamente incestuoso. Un finale tragico e convulso chiude la vicenda.

Pellicola assolutamente insolita nel panorama italiano che racconta le sofferenze di due reduci del Vietnam. La follia di William deflagra a poco a poco e lui stesso, dopo aver aggredito Monica, telefona a Dick e, tremante, farfuglia qualcosa: “La testa di William è partita, la testa di quel cretino è chiusa, la testa non può tenerli tutti. Ho freddo e loro mi sono passati addosso come se non ci fossi. La cantina, non hanno visto la cantina. E’ importante, Dick.”

Il regista non mostra nessun colloquio tra Max, uno psichiatra algido e distante e William ma lascia che la tenera ed affettuosa Ulla si trasformi in terapeuta e si prenda cura, di lui. Il regista inserisce nel corso della narrazione dei flashback che ripropongono gli attacchi militari, le barbare uccisioni di donne e bambine e le torture alle quali i soldati americani sottoponevano l’inerme popolazione vietnamita. Per ribadire l’orrore della guerra, il regista chiude la vicenda con un finale, cupo e disperato, che sottolinea come la follia abbia ormai irrimediabilmente divorato la mente di William. Seppur venato da uno spirito antimilitarista e ribellista per l’epoca, il film non ebbe successo e passò del tutto inosservato. Alla pellicola, ritenuta al tempo troppo antiamericana, furono imposti dei tagli dalla produzione ed, inspiegabilmente, fu cambiato anche il titolo del film che originariamente si chiamava Così U.S.A. Come era uso al tempo Antonio Casale compare nel cast con il nome di Anthony Vernon; Osvaldo Ruggieri come George Stevenson, Walter Fabrizio come Alain N. Kalsyj e Maria Pia Luzi come Jane Avril.

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