David e Lisa di Frank Perry – USA – 1962 – B/N

29 Marzo 2015 | Di Ignazio Senatore
David e Lisa di Frank Perry – USA – 1962 – B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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David (Keir Dullea), fragile e stralunato, è un’adolescente ossessionato dalla paura della morte, da quella di contrarre malattie mediante il contatto fisico e da un incubo ricorrente. Ricoverato in una clinica privata, il ragazzo é affidato alle cure del dottor Swinford (Howard da Silva).Tra i diversi pazienti spicca Lisa (Janet Margolin) una giovane e graziosa psicotica che soffre di “doppia personalità” (quando crede d’essere Muriel comunica, con cadenze infantili, solo con chi le risponde con delle rime). La ragazza, intraprendente e vivace, riesce a scalfire, poco a poco, il cuore del timido ragazzo che, messe da parte le sue innate paure, riesce a prendere contatto con gli altri ricoverati. Alix, sua madre, scontenta per i risultati terapeutici ottenuti, riprende il figlio con sé. David fugge e ritorna in clinica ed apprende che Lisa è scappata. La ritrova addormentata sulle scale del Museo d’Arte Moderna e non appena la rivede lascerà che Lisa lo prenda per mano; la ragazza comunicherà con lui, senza pretendere che le risponda con le rime.

Film più di testa che di cuore che merita attenzione per l’onestà con cui è tratteggiata la sofferenza dei giovani protagonisti, incapaci di entrare in contatto con le proprie emozioni. La pellicola, seppur gradevole nel complesso, si muove all’interno d’ambiti fin troppo prevedibili e scontati. Ricalcando il vecchio e mai consunto cliché, caro all’hitchcockiano “Io ti salverò”, i due protagonisti migliorano solo grazie alla “love story” che sboccia tra loro. Di maniera, la stridente contrapposizione tra chi (David) vuole tenere tutto in ordine e chi (Lisa) è incapace di controllare i propri impulsi. E se David appare sempre “immobile” come una statua di sale, Lisa è tratteggiata (fin troppo) come un diavoletto capriccioso che “saltella e balla”, per tutta la durata del film. La colonna sonora (tutta archi e piano) tappezza i momenti più “romantici” del film e rende ancora più sdolcinato e liquoroso il clima che si respira nella pellicola. Le interpretazioni del sogno che il dottore fornisce al paziente sembrano, infine, scopiazzate da un vecchio manuale di psichiatria. Il film (tratto dal libro dello psichiatra Theodor Isaac Rubin) ebbe due nomination all’Oscar per la regia dell’esordiente Perry e per la sceneggiatura di sua moglie Eleanor.

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