Ronit (Rachel Weisz), vola a Londra per dare l’estremo saluto al padre, rabbino capo della comunità ortodossa ebraica ed incontra Esti (Rachel McAdams), la sua vecchia fiamma, sposata con Dovid (Alessandro Nivola). La passione travolge entrambe nuovamente ed Esti non sa se seguire Ronit a New York o continuare a vivere al fianco del marito.
Sebastien Lelio traspone sul grande schermo il romanzo di Naomi Alderman, indugia con la mdp sui volti delle protagoniste e, con un ritmo lento e compassato, narra l’asfissiante e claustrofobica atmosfera che si respira negli ambienti ortodossi ebraici, le cui grigie giornate sono cadenzate da preghiere e dalle ripetute citazioni dei brani della Torah. Grazie a Ronit, fotografa indipendente e non schiava di certe sepolcrali tradizioni, la fragile Esti, nata in quell’ambiente mummificato, prova (invano?) a “disubbidire” ed a riprendersi il diritto di poter scegliere cosa fare della propria vita. Un robusto taglio in fase di montaggio avrebbe giovato ad un film che boccheggia e ti scatena dentro voglia di trasgressione e di rivolta.
Recensione pubblicata su Segno Cinema n 219 Settembre – Ottobre
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