Nel suo piccolo laboratorio il barone Victor Frankenstein (Peter Cushing) sta rincorrendo un sogno; non disperdere le conoscenze di uomini illustri e trapiantare il loro cervello nei corpi di altri uomini. Per affinare sempre più la sua tecnica chirurgica, ha mantenuto per anni un contatto epistolare con il dottor Brandt (George Pravda), un luminare della scienza impegnato nel suo stesso progetto. Ma la mente di Brandt è andata in frantumi e, ridotto ad una larva, è ricoverato in manicomio. Frankenstein è convinto che il collega sia giunto a delle mirabolanti scoperte e, per contattarlo, trova alloggio nel piccolo alberghetto gestito da Anna Spengler (Veronica Carlson), fidanzata del dottor Karl Holst (Simon Ward), un giovane assistente che lavora in manicomio e che sottrae della morfina per curare la madre sofferente. Frankenstein allestisce un piccolo laboratorio e, dopo aver minacciato di smascherarlo, costringe Karl a rapire dal manicomio il dottor Brandt, gli espianta il cervello e lo trapianta nel corpo del professor Richter (Freddie Jones). L’esperimento riesce ma , sul finale, le fiamme avvolgono Frankenstein.
Gotico d’alta classe che ripropone l’ennesima rivisitazione della figura del dottor Frankenstein, uno scienziato che non agisce per interesse personale ma solo per il bene dell’umanità. Le scene delle trapanazioni craniche sui pazienti sono da antologia ed il manicomio è descritto come il classico luogo senza speranza dove si aggirano pazienti cronici ed allucinati. Produzione Hammer.
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