Arthur Kirkland (Al Pacino), avvocato sognatore e idealista, difende, prevalentemente, imputati che vivono ai margini della società. Inutilmente si batte per far uscire di galera Jeff McCullagh (Thomas C. Waites), un ragazzo, fermato dalla stradale per una lucina della targa posteriore spenta.
Scambiato per un delinquente e accusato ingiustamente di un’aggressione, Jeff sta marcendo in galera, nonostante Kirkland abbia prodotto al supponente e odioso giudice Fleming (John Forsyte) le prove dell’innocenza del suo cliente.
Kirkland difende anche Ralph (Robert Christian), un travestito nero, messo in prigione per una rapina a un tassista, che teme di essere oggetto delle “particolari attenzioni” degli altri detenuti,
Il giudice Fleming, una personalità sadica, fedele a una propria visione del mondo giustizialista che lo spinge a infierire sugli imputati, è accusato di aver stuprato una ragazza.
Poiché sono noti gli attriti tra lui e Kirkland, come ulteriore prova della sua innocenza, il giudice chiede a Kirkland di difenderlo.
Kirkland non può esimersi di difenderlo perché il giudice, ricattandolo, è al corrente che lui, anni prima, aveva violato il patto di fiducia tra avvocato e cliente e, se questa storia venisse a galla, rischierebbe di essere radiato.
Kirkland ha, intanto, una storia con Gail Packer (Christine Lahti), avvocatessa, componente di una commissione d’inchiesta che vigila sul comportamento etico degli avvocati e che ha nel mirino Jay Porter, avvocato socio di Kirkland, un tipo mezzo svitato.
Jeff non regge più la detenzione e, dopo aver sequestrato e legato due guardie penitenziarie, si barrica in una stanza. Kirkland prova a farlo desistere dai folli propositi, ma i cecchini, impietosamente, freddano il ragazzo.
Ralph, a sua volta, per colpa di un avvocato giunto in ritardo in udienza, condannato a tre anni di prigione, si impicca in cella. Grazie a delle foto scattate da una fotografa,
Kirkland ha la conferma che lo spocchioso giudice Fleming ha violentato la ragazza. Nel corso del processo, l’accusa non è in grado di fornire né prove, né testimoni.
Quando è il momento di difendere Fleming in aula, Kirkland, dopo un prologo convincente, che tende a scagionarlo definitivamente, ci ripensa e lo accusa di aver violentato la vittima, compromettendo così, per sempre, la sua carriera
In questo film Norman Jewinson (Cincinnati Kid, La calda notte dell’ispettore Tibbs, Jesus Christ Superstar, Rollerball, Agnese di Dio, Hurricane- Il grido dell’innocenza…)
punta il dito contro il sistema giudiziario corrotto, gestito da giudici nevrotici e psicologicamente disturbati che, invece di essere imparziali e battersi per un’idea di giustizia, perseguitano e condannano chi appartiene a una classe sociale povera e indifesa.
Il finale, prevedibile, mette in campo l’utopista Kirkland che, a differenza degli altri colleghi, che avrebbero anteposto la difesa del loro assistito a ogni eventuale dubbio etico e morale, non scende a patto con la propria coscienza e ribalta le regole che imperano nel marcio e immorale universo giudiziario.
Una scelta, quella di Kirkland coerente con il suo personaggio, distante milioni anni luce dai classici avvocati impettiti, in giacca e cravatta, al soldo delle multinazionali o di clienti ricchi e potenti che occupano cariche di prestigio.
A fare da contro-altare al perverso e altezzoso Fleming, il regista inserisce la figura del giudice Rayford, uno stravagante vecchietto, con idee suicidarie. Al Pacino, un po’ troppo sopra le righe, ma sempre insuperabile.
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