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Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Fransisco Galvin de Montemayor (Arturo de Cordova) è un distinto e ricco quarantenne. Cattolico  benpensante, s’innamora a prima vista, della dolce Gloria (Delia Garcés) e la sposa. Corroso dalla gelosia, sin dal viaggio di nozze, inizia ad interrogarla e a fare delle strane allusioni al rapporto che lei ha con Raul, un suo amico di vecchia data. Gloria va poi in giro per la città, incontra un turista ed ha con lui un fugace scambio di battute. Per caso, lo stesso turista l’incontra nuovamente in un ristorante (dove la donna sta pranzando con il marito) ed educatamente la saluta. Preso posto ad un tavolo, l’uomo chiama un cameriere e mentre gli parla, si lascia andare ad una grossa risata. Per Fransisco non ci sono dubbi; l’uomo ha una tresca con sua moglie e si sta prendendo gioco di lui. Poco dopo Francisco scopre che il turista alloggia nel suo stesso albergo. Colto da una crisi di gelosia, gli si rivolge in tono minaccioso, ma poi, grazie all’intervento del personale dell’albergo, batte in ritirata. Ossessionato dall’idea di essere tradito dalla moglie, in un crescendo sempre più folle, decide di ammazzarla (lanciandola dall’alto di un campanile) di legarla a letto, fino ad immaginare di cucirle il sesso. Convinto che tutti ridono alle sue spalle, impazzisce. Si ritirerà in convento alla ricerca di una pace interiore.  Film sui soprassalti dell’anima, sulla chiusura progressiva degli spazi della ragione e della (contemporanea) effervescenza degli incubi e della follia. La narrazione armonica ed elegante, procede in maniera fluida, senza cedimenti, né intoppi. Costruita secondo una struttura elicoidale, narra delle inarrestabili traiettorie della mente. Tratto dal racconto  “Pensamicentos” di Mercedes Puito, il film (dotato di un raffinato uso del bianco e nero) mette in scena (forse) il più “bel” delirio di gelosia della storia del cinema.