“Il governo norvegese fornisce generosamente un posto per le persone che sono in una fase particolarmente confusa della vita. Ma io volevo essere lasciato solo.”
Chi parla è Elling (Christian Ellefsen), un uomo sommerso da fobie e da tic, vissuto per quaranta anni con la madre e che alla sua morte si è lasciato andare in mille pezzi.
La mdp ci mostra Elling in compagnia di Kjell Bjarne (Sven Nordin), un gigantesco omaccione quarantenne, primitivo e quasi mutacico, ossessionato dal cibo e dal sesso.
Ad attendere il loro arrivo in stazione c’è Frank, l’assistente sociale incaricato di guidarli, dopo due anni di ricovero in una clinica psichiatrica, al loro appartamento nel centro di Oslo.
Seppur Elling e Kjell si dividono i compiti (Kjell esce di casa per fare la spesa ed Elling, ossessionato dall’ordine, fa le faccende di casa) l’adattamento a questa nuova esperienza di vita non risulta poi così facile.
Incapaci di uscire e di incontrare gente, i due vivono (ventiquattro ore su ventiquattro) rintanati nella loro cuccia.
Con il passare del tempo Kjell si sbarazza della verginità, grazie all’incontro con una donna (incinta) che vive nel loro stesso palazzo ed Elling va ad un reading di poesia e conosce Alfons, un anziano poeta.
Sul finale del film, Elling scoperta la propria vena poetica, divenuto un poeta underground, infilerà, nelle confezioni di crauti, le sue anonime poesie.
Tratto dal romanzo di Ingvar Ambjornsen, narra le vicende di due “sconfitti”, incerti e smarriti che, con volontà e coraggio, riprendono in mano i fili spezzati della loro esistenza.
Elling funge da voce narrante e con i suoi commenti “off”, infarcisce la trama: “Alcuni sciano da soli verso il Polo Nord mentre io devo raccogliere tutto il mio coraggio solo per arrivare al gabinetto”. “Che senso ha avere un appartamento se poi devi uscire continuamente?”
Naes nel confezionare questo piccolo e toccante capolavoro non mostra i soliti “folli”, a metà strada tra la genialità e l’idiozia ma due protagonisti candidi e sofferenti che hanno una loro dignità e non si affannano a rincorrere una anonima omologazione sociale (non a caso Elling va ad un reading di poesia e non si inebetisce di fronte alla TV ed i regali che si scambiano i due ex pazienti a Natale non sono il classico oggetto consumistico, prodotto in serie.)
Film sull’alfabetizzazione alla vita che il regista ci mostra (con estrema delicatezza) in tutti i microscopici passaggi: la prima volta che Elling esce da solo (ma sviene all’ingresso del supermercato); il loro primo pranzo in un ristorante; l’incontro tra Kijell e la sua futura donna; i festeggiamenti per la sua “paternità”.
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