Essi vivono di John Carpenter – 1988

2 Giugno 2015 | Di Ignazio Senatore
Essi vivono di John Carpenter – 1988
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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John Nada (Roddy Piper) trova lavoro in un cantiere edile dove stringe amicizia con Frank (Keith David) un coloured muscoloso e con una gran forza di volontà. In un’emittente privata un predicatore cieco lancia i suoi strali contro i potenti che manipolano le coscienze, ma stranamente ogni qual volta va in onda, la trasmissione è oscurata o disturbata. Il predicatore vive in mezzo ai poveri e ai barboni in una specie di baraccopoli che viene abbattuta dalle ruspe della polizia. Dopo aver distrutto tutto quello che capita a tiro, gli uccidono a manganellate il predicatore e una decine di dimostranti. Prima di scappare da quell’inferno, John recupera nella chiesa un paio di occhiali scuri che, una volta inforcati, gli rivelano un’inquietante verità: un popolo di alieni, con il volto a forma di teschio, sta prendendo il sopravvento sulla popolazione e utilizza le televisioni e la pubblicità per anestetizzare le loro emozioni. John scopre inoltre che tutta la città è tappezzata di slogan del tipo: Obbedire, Sposatevi e prolificate, Non pensate, Comprate, Sottomettetevi, Non svegliatevi, Non fate domande all’autorità, Guardate la televisione. Individuato da un mutante, pistola in pugno John costringe Holly (Meg Foster), un’annunciatrice della stazione Cable 54, ad accompagnarlo a casa sua. Dopo una serie di peripezie, con l’aiuto del fidato Frank si unisce a un gruppo di ribelli ed elimina gli invasori.

Fantahorror di buon livello, diretto da John Carpenter,  che va premiato soprattutto per il soggetto, quanto mai attuale, e che ci ricorda come i media e le televisioni possano essere un potente anestetico per le menti umane. Il film sta tutto nella scena in cui John, grazie ai miracolosi occhiali, scopre un mondo popolato da creature mostruose di cui non sospettava nemmeno l’esistenza. Ma dopo lo sconcerto e l’inquietudine per quei mostri che si aggirano indisturbati per la città, Carpenter non riesce più a stupirci e la vicenda langue fino al prevedibile finale con l’esplosione di Cable 54, l’emittente-covo dei mutanti. Tantissime scene sembrano infilate al solo scopo di allungare il brodo (su tutte l’interminabile scazzottata tra John e Frank) e alla fine rimane l’amaro in bocca per un film che Carpenter ha malamente dissipato. Sullo sfondo la crisi industriale americana, gli operai senza lavoro e i soliti poliziotti che sprangano senza pietà gli innocenti. Dal racconto Eight o’ clock in the morning di Rayan Nelson.

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