Max Klein (Jeff Bridges) è in volo con il suo amico e socio Jeff (John De Lancie) ma l’aereo ha un guasto improvviso e precipita in un campo di grano. Jeff muore decapitato e Max, illeso, salva la vita a numerosi passeggeri. Soprannominato dai media “il buon samaritano”, rifugge dai riflettori e dalla pubblicità e scopre di aver raggiunto un irreale senso di pace interiore. Lontano anni luce dalla moglie Laura (Isabella Rossellini), Max è irresistibilmente attratto dalla vicenda umana di Carla Rodrigo (Rosie Perez) una passeggera portoricana che, dopo aver perso il bambino di due anni nella sciagura aerea, si è chiusa in un mutismo assoluto. Invano, il dottor Bill Perlman (John Turturro) uno psichiatra, esperto in disturbi da stress post-traumatico, cerca di trovare un varco nella sua mente e, disperato, prima di ricoverarla in una clinica psichiatrica, chiede aiuto a Max che, dopo averle fatto rivivere la scena dell’incidente, catarticamente, la libera dai sensi di colpa. Dopo aver ritrovato se stesso, Max recupera il rapporto incrinato con Laura.
Peter Weir mostra di essere un fine conoscitore dell’animo umano e descrive, con piccoli tocchi, la vicenda di Max che, dopo essere sopravissuto al disastro aereo, invece di deprimersi, chiude a chiave le proprie emozioni e reagisce comportandosi come fosse divenuto immortale, onnipotente ed invincibile. Il film si apre con Max che, pur essendo allergico alle fragole, in un fast food ne ordina un’abbondante porzione e, nella scena successiva mentre attraversa indenne ad occhi chiusi una strada a grande scorrimento d’auto, rivolto al cielo, esclama: “Vuoi uccidermi? Non ci riuscirai.” Ma al di là delle sue infantili spacconerie appare evidente che quel drammatico incidente aereo l’ha spezzato dentro, facendogli crollare le certezze sulle quali basava la propria esistenza. Senza gridare ai quattro venti il proprio disagio interiore, Max si lecca in silenzio le proprie ferite, identificandosi, giorno dopo giorno, sempre più con il dolore sordido ed indicibile di Carla, una donna che si macera dentro per non aver stretto bene al proprio petto il proprio bambino di due anni che, nell’impatto al suolo dell’aereo, gli era sfuggito di mano, come una saponetta. Max è l’unico che riesce a starle vicino, a contenere il suo profondo sconforto ed a farle superare il trauma, aiutandola ad uscire da quella cosmica disperazione. La pellicola è toccante ed alterna momenti di grande commozione ad una dura critica nei confronti di qualche genitore dal cuore di pietra che cerca solo di spillare soldi alle compagnie d’assicurazioni. Dal romanzo Fearless di Rafael Yglesias.
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