Da quando suo padre Eugene (Jamie Gillis) si è suicidato, tagliandosi la gola, la mente di Joyce (Jane Hamilton) vacilla sempre più e, sommersa da continue allucinazioni, confonde continuamente fantasia e realtà. La sua gravidanza la rende ancora più vulnerabile e l’unica persona che le sta accanto è la sorella Mary Ann (Jennifer Delora). Ma lei sospetta che possa essere l’amante di suo marito Frank (Paul Siederman), un fannullone che l’ha sposata solo perché è ricca sfondata. La fantasia e la realtà si sovrapporranno al punto che diverranno indistinguibili. In dolce attesa Joyce è aggredita in casa da un misterioso maniaco mascherato che lei riesce ad uccidere a colpi di forbice. Dopo aver perso il bambino, precipita definitivamente nella follia.
Pellicola che non raggiunge la sufficienza e che si apre con una scena che mostra Joyce che allucina un prete che pronuncia uno sconclusionato discorso, al termine del quale tira fuori un affilato rasoio e lo punta contro di lei. Per rimarcare ancora di più la frammentarietà della mente della protagonista, il regista propone in maniera volutamente disordinata, gli eventi, finendo, per disorientare ancora di più lo spettatore. Nel film compare il dottor Freemont (Harvey Siegel) uno psichiatra che prova a scardinare le difese di Joyce. Sullo sfondo il disastroso rapporto di Joyce con la madre Sheila che il giorno dopo la morte del marito, si era sposata con il suo amante Darren.
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