L’agente dell’FBI Wesley Doyle (Powers Boothe) sta indagando su un serial- killer che da anni firma i delitti con il soprannome “mano di Dio”. Una sera che diluvia a dirotto si presenta nel suo ufficio Fenton Meiks (Mattew McConaughey) e gli svela che gli autori di quei delitti erano il padre, morto anni prima e il fratello Adam, suicidatosi la sera precedente. Wesley è perplesso ma Fenton inizia a raccontargli la propria vita e fa un salto nel passato a quando aveva dodici anni. Orfano di madre, Fenton vive ad Abilene, piccola cittadina della provincia americana, in una fattoria di campagna con il padre (Bill Paxton) e con Adam, il fratello più piccolo di tre anni. Un giorno il padre ha una visione ed è convinto di essere stato scelto da Dio per uccidere alcuni suoi concittadini, figli del demonio. Certo di possedere un particolare potere che gli permette, al tatto, di vedere i crimini commessi dai peccatori, stila una lista di sette persone e ne elimina i primi due, lasciando che i figli siano testimoni delle esecuzioni. Fenton prova a ribellarsi a quegli orrori ma, per punizione, è rinchiuso in uno scantinato. Per sincerarsi del suo reale pentimento il padre lo obbliga ad ammazzare la terza vittima ma il ragazzo rivolge l’arma contro il proprio genitore e lo uccide. Doyle lo ascolta attentamente ma inizia a sospettare che questo tenebroso personaggio nasconda qualche altra inquietante verità. Un finale da brivido chiude la vicenda.
Film cupo, asfissiante, claustrofobico è giocato su più piani dove si intrecciano costantemente fantasia e realtà. Il racconto di Fenton è frutto della sua fantasia malata o è la fedele ricostruzione dell’escalation della follia del padre? E se, invece, a ruoli invertiti, lui fosse il sanguinario assassino ed il padre la povera vittima? E se tutta la storia che Fenton racconta fosse solo il prodotto della sua fervida immaginazione? Al suo esordio dietro la macchina da presa Paxton, attore di discreta levatura, tiene lo spettatore sulla graticola e dopo averlo rosolato a fuoco lento, gli regala un finale visionario ed imprevedibile. Da incorniciare le scena quando il padre del protagonista, posa le mani sulle sue future vittime, convinto di poter visualizzare così i loro peccati.
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