Sigmund Freud (Montgomery Clift) giovane medico viennese, affascinato dal mistero dell’isteria, diventa un allievo dell’eminente dottor Bleuer (Larry Parks) ed inizia a prendere in trattamento alcuni pazienti. Utilizzando il metodo ipnotico analizza il giovane Carl von Schlosser (David McCallum) e Cecil Koertner (Susannah York) una nevrotica che dalla morte del padre è paralizzata agli arti inferiori e che tiene spago alle morbose attenzioni del dottor Bleuer. Grazie all’autoanalisi che sta conducendo da tempo ed all’incoraggiamento ed al sostegno della moglie Martha (Susan Kohner), Freud scopre che Carl, era ossessionato da un morboso attaccamento edipico verso la madre e che Cecil, era segretamente innamorata del padre. In un’aula universitaria Freud illustra ai colleghi l’esito dei suoi studi e sottolinea la centralità della sessualità nella genesi della malattia mentale. Le sue rivoluzionarie affermazioni irritano la bigotta comunità scientifica che grida allo scandalo. Bleuer non si schiera dalla sua parte e con il suo comportamento sancisce il definitivo distacco da Freud.
Huston si limita a narrare le prime esperienze terapeutiche del giovane Freud ed ambienta la vicenda nel quinquennio che va dal 1885 a 1890. Più che uno scienziato freddo e distaccato, Freud è descritto come una figura eroica che squarcia il velo oscurantista del tempo, un ricercatore corroso da dai dubbi sul proprio operato, un uomo ossessionato dal proprio passato e dal conflittuale rapporto con il padre. Non mancano le scene dal grande impatto emotivo che mostrano il disvelamento del complesso edipico di Cecil e gli incubi che attanagliano il giovane Freud. Didatticamente insuperabili le sequenze che illustrano come le giovani pazienti isteriche, sotto l’effetto dell’induzione ipnotica, abbandonano i loro sintomi di conversione e riprendono a camminare. All’ uscita la pellicola non piacque agli psicoanalisti nostrani che criticarono la scelta di Huston di mostrare le prime teorizzazioni di Freud legate ancora all’impiego del metodo ipnotico e non gradirono che il Padre della psicoanalisi fosse descritto come un uomo insicuro, sofferente e nevrotico. Il film mantiene ancora oggi intatto il suo straordinario impatto visivo che risente però del lungo travaglio in fase di realizzazione. La monumentale sceneggiatura di Jean Paul Sarte fu massacrata dalla produzione e completata poi da Charles Kaufman e Wolfgang Reinhardt e del film esistono diverse versioni; quella originale durava 165 minuti, ridotta dalla produzione di venti minuti e da quella italiana di altri venti. Inspiegabilmente vietato ai minori di diciotto anni. Rispetto a quello originale il titolo italiano è fuorviante e rimanda a qualcosa di torbido e di malsano che s’agita nella mente di Sigmund Freud.
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