Gelosie, avventure e flirt sotto l’ombrellone

4 Luglio 2021 | Di Ignazio Senatore
Gelosie, avventure e flirt sotto l’ombrellone
Senatore giornalista
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Come si scopre di essere innamorati? Si è innamorati quando si comincia ad agire contro il proprio interesse.” Così sentenziava Antoine Doinel, protagonista del delizioso film L’amore fugge di Francois Truffaut. Se l’amore fosse davvero una sorta di sventura dalla quale converrebbe stare alla larga, come mai, soprattutto in estate, si assiste ad un fiorire di dolci e tenere storielle vissute all’ombra di spiagge, prati ed ombrelloni?

Studiosi, scienziati e tuttologi si sono interrogati a lungo su questo fenomeno vecchio come il cucco e che, probabilmente, non passerà mai di moda.

Ma quali fattori solleticano i più audaci ad andare alla ricerca di innamoramenti estivi più leggeri di un soffio di vento?

C’è chi afferma che questa irrefrenabile voglia nasconda non solo il desiderio di millantare al rientro dalle ferie l’immancabile (?) conquista estiva, ma nasca soprattutto dal bisogno di scrollarsi di dosso la pesantezza e la stanchezza del vivere accumulata nel corso dell’anno e di mandare in soffitta, anche se temporaneamente, affanni, preoccupazioni e grattacapi.

Un fattore determinante sarebbe la gratificazione narcisistica. Le avventuriere e i rubacuori, infatti, più che andare alla ricerca dell’altro come fonte di nutrimento o di chi possa pronunciare il fatidico “ti voglio bene”, sarebbero spinti soprattutto dal bisogno di verificare se il proprio appeal regga ancora nonostante l’avanzare degli anni.

Non a caso, uomini e donne, ossessionati dal timore di non essere più desiderabili ed attraenti, vittime della “Sindrome di Dorian Gray”, in questi ultimi anni hanno fatto sempre più ricorso ad interventi di chirurgia estetica e ai famosi ritocchini. Poter espugnare ancora una volta il cuore di qualche bionda o di un bell’uomo brizzolato confermerebbe in loro la fantasia di aver bloccato le lancette degli orologi e congelato lo scorrere del tempo. 

Altri sostengono, invece, che un grande ruolo nei cosiddetti amori balneari spetta al fattore “lontananza da casa”. Infatti, solo dopo aver messo alle spalle chilometri, temerari e ammaliatrici, lontani dagli sguardi di parenti, amici e colleghi, si sentirebbero liberi da legacci e catene e al grido: “tanto qui nessuno mi conosce”, si lascerebbero andare a dei comportamenti che non adotterebbero se avessero scelto come meta, una località di villeggiatura a un passo da casa o dall’ufficio. Quel sentirsi anonimi, sconosciuti, “non visti”, in una terra “straniera”, permetterebbe loro di trasformarsi in “cacciatori di prede “ e saziare così l’irrefrenabile voglia di evasione e trasgressione.

Determinante, infine, sarebbe anche la modalità con la quale si va in vacanza. Se, infatti, si è in compagnia di un altro dongiovanni o di un’altra “femme fatale” inevitabilmente scatterebbe la competizione e con essa il timore di essere canzonati per essere rimasti a bocca asciutta e non aver saputo “rimorchiare”.   

Insomma la filosofia sotterranea che regolerebbe questi amori vacanzieri è varia e sembra ispirarsi soprattutto ad una visione della vita più frivola, leggera e superficiale, figlia di quel “mordi e fuggi” e del “carpe diem” che  sembra aver preso ormai sempre più piede nelle ultime generazioni.

A ben vedere, in una società dove gli innamoramenti hanno sempre più il respiro corto, la classica cotta estiva è più che legittimata. Piuttosto che attendere che Cupido lanci le frecce o fantasticare amori eterni da nozze d’oro o d’argento, oggi conta sempre più la gratificazione immediata e, per sentirsi appagati, può bastare l’aver fatto capitolare, anche solo per una notte, una pupa da sballo o un fusto dai bei bicipiti scolpiti e con l’immancabile tartaruga addominale.

Da ciò ne discende che quando si è in vacanza il Super-Io chiude volentieri un occhio e finisce per essere meno rigido e severo verso noi stessi.

Ma a darci una mano e a farci credere di essere dei seduttori infallibili sopraggiungono in aiuto altri fattori. Come sottovalutare, infatti, l’importanza degli spettacoli naturali? Chi può resistere ad una romantica dichiarazione al chiaro di luna o mentre all’orizzonte infiamma un tramonto rosseggiante?

E che dire del sole cocente che, dopo aver garantito un’abbronzatura dorata, impone ai villeggianti di indossare abiti sempre più succinti che scoprono i corpi e mettono in risalto fisici da urlo e curve da capogiro?

La verità è che l’estate, un po’ come capita per il Carnevale, é un periodo dell’anno durante il quale certi atteggiamenti più liberi e disinibiti sono socialmente più tollerati.

Tanti i film che hanno raccontato con ironia e leggerezza gli amori all’ombra del solleone. Messi da parte quelli degli anni Cinquanta e Sessanta, ambientati nelle località italiche estive più prestigiose (Capri, Ischia, Sorrento, Taormina, Riviera ligure, Versilia, Portofino…) restano impressi nella memoria degli spettatori gli intramontabili Sapore di mare di Carlo Vanzina, con Jerry Calà e Christian De  Sica, Rimini Rimini di Bruno Corbucci con Calà, Laura Antonelli, Serena Grandi e Paolo Villaggio, l’esilarante Ferie d’agosto di Paolo Virzì con Silvio Orlando, Laura Morante, Ennio Fantastichini e Sabrina Ferilli e i più recenti Immaturi e Immaturi Il viaggio di Paolo Genovese con Raul Bova, Ambra Angiolini, Anita Caprioli e Ricky Menphis.

Cifre stilistiche a parte, i registi che hanno diretto questi film vacanzieri, hanno sempre narrato con ironia e leggerezza, amori che seppur passeggeri lasciavano il segno nei personaggi della vicenda. Ed è proprio la leggerezza, forse, la marca di riconoscimento di queste passioni volatili, eteree, evanescenti ed impalpabili che, in alcuni casi, resistono al’usura del tempo e non sono meno coinvolgenti, impetuosi e travolgenti di quelli che nascono in altri periodi dell’anno.

Insomma, alzi la mano, chi, dopo aver organizzato un falò sulla spiaggia e cantato insieme agli amici le canzoni evergreen, non ha mai provato, nemmeno una volta ad appartarsi di soppiatto e tentare qualche timido approccio al chiaro di luna. Chi non ricorda ancora oggi, a distanza di anni, la ragazzina con le trecce baciata la prima volta sul molo o il vicino d’ombrellone con il quale ci si allontanava al largo con la barchetta o il pedalò per scambiare qualche innocente effusione?

Da ciò ne discende che anche un fugace flirt estivo, vissuto di corsa e tutto d’un fiato, può scaldare il cuore e regalarci, anche a distanza di anni, qualche tenero ricordo da assaporare nelle fredde e piovose giornate invernali.

Durante le vacanze però non sono infrequenti e sono addirittura amplificate le scenate di gelosia. La possibilità di instaurare nuove amicizie, di incontrare possibili rivali, semmai più giovani e attraenti, possono far scattare in persone già fragili emotivamente, insicure e complessate, dubbi sulla solidità della loro relazione affettiva e sulla fedeltà del partner. A volte può bastare uno sguardo più insistito rivolto verso la vicina di tenda o un ballo giudicato troppo ardito con l’amico ritrovato dopo anni in campeggio, per scatenare gli arcaici demoni della gelosia. Un consiglio ai novelli Otello? Non fate l’errore di Jean Pierre, protagonista del gustosissimo Baciate chi vi pare di Michel Blanc. Vittima di una patologica gelosia nei riguardi dell’elegante, affascinante ma fedelissima moglie, non solo si rovina le vacanze, ma diventa così asfissiante e oppressivo che lei, esasperata, sul finale, lo pianta. 

Articolo pubblicato su Optima Salute – Luglio- Agosto 2021

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