Muriel (Barbara Steele) tradisce il marito Stephen (Paul Muller) con Davide, l’atletico giardiniere. Il marito, uno scienziato affascinato dagli effetti elettrolitici del sangue, ha donato l’eterna giovinezza a Solange (Helga Linè), sua fida governante, e quando scopre i due amanti in flagrante, li uccide. Per ereditare tutte le ricchezze della ex consorte, sposa Jenny, sorella gemella di Muriel, una donna dall’equilibrio psichico precario, ricoverata in passato in una clinica per malattie mentali, cui somministra allucinogeni per farla uscire di senno. Il fantasma di Muriel, intanto, si è impossessato della sorella e le fa rivivere, in prima persona, alcune esperienze della propria vita passata, fino a farle sognare di fare l’amore con il suo ex amante. Travolta da incubi e allucinazioni, Jenny è sul punto di crollare, ma sarà Stephen che, dopo aver scoperto la macchinazione di Muriel, perderà il senno.
Classico dell’epoca, girato con pochi mezzi, illuminato dalla presenza di Barbara Steele icona del cinema horror internazionale che interpreta sia il ruolo della dissoluta Muriel che quella della fragile Jenny. Il regista Mario Caiano confeziona pagine di grande cinema quando mostra il dottor Stephen alle prese con i suoi rudimentali macchinari che estrae il cuore della moglie e lo conserva in una teca e successivamente quando trasforma la vecchia e decrepita Solange in una donna giovane e affascinante. Il bianco e nero amplifica la deriva necrofilica che attraversa la pellicola.
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