Hans di Louis Nero– Italia – 2005- Durata 105’ – V.M 14

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Divorato dalla paura che i cittadini extracomunitari vogliano fargli ingurgitare  rifiuti e spazzatura, il giovane Hans Schabe (Daniele Savoca) precipita giorno dopo giorno nella follia. A nulla servono le rassicurazioni di sua moglie Rita Fox (Simona Nasi) ed il lungo trattamento analitico a cui si era sottoposto in passato. Dopo aver assalito una coppia di neri ed aver violentato la donna, Hans è rinchiuso in manicomio dove  un’infermiera di colore gli porta del cibo e lui reagisce aggredendola ed abusando di lei. Dopo essersi guardato allo specchio scopre di essere diventato nero.

Il regista predilige i primissimi piani dei protagonisti, le sovrapposizioni dei volti ed i corpi che si stagliano dal buio ed  inonda il film con una musica elettronica in sottofondo che amplifica ancor di più l’effetto onirico e spettrale della vicenda. Nero ci mostra Hans che già da bambino soffriva di allucinazioni e dopo essere svenuto in classe, vede distorcere e diventare mostruoso il volto dell’infermiera: “Ho la netta impressione che tutti gli avanzi della terra vengano messi da parte per essere ingoiati tutti dalla mia bocca. Tutti i rifiuti della terra, capite?”  Ossessionato da questa idea folle prova a difendersi dagli ipotetici persecutori. Il film si chiude con Hans, ricoverato in manicomio, La pellicola è fin troppo frammentata e slegata e, nel corso della vicenda, compaiono un fantomatico dottor Jung ed un sedicente Sigmund Freud, che si sarebbe messo in contatto con lo psichiatra che ha in cura Hans in manicomio. Nel cast particina per Franco Nero, papà del regista e per Silvano Agosti.