Hungry hearts di Saverio Costanzo – Italia – 2015

6 Settembre 2015 | Di Ignazio Senatore

L’italiana Mina (Alba Rorhwacher) e l’americano Jude (Adam Driver), si incontrano a New York e si sposano. Lei rimane incinta e consulta una veggente che le dice che darà alla luce un bambino indaco e che, se lo proteggerà da ogni impurità, sarà speciale. Mina inizia a nutrirlo con legumi, avocado e semi di lino, a non esporlo al sole e ad tenerlo rinchiuso nel proprio appartamento. Jude dapprima non dà peso a questi malsani comportamenti della moglie, poi cerca (invano) di convincerla a mutare rotta. Dopo aver consultato un medico, che gli conferma che il bambino è fortemente malnutrito, Jude è costretto a prendere una decisione definitiva.

Il finale esploderà, fino a trasformarsi in tragedia. Con questo dramma asfissiante e snervante, tratto dal romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso, Costanzo vuole mettere in scena la storia di un amore estremo e malato; quello di una madre “folle”, ossessionata dalla paura di non riuscire a proteggere il proprio figlio dai “veleni” del mondo esterno. Un film coraggioso, che ha il pregio di distaccarsi dai soliti cliché italici, ma che ha forse il limite di essere “volutamente” (fin troppo?) estremo. In apertura e nel finale  “Tu si ‘na cosa grande” di Domenico Modugno. Rorhwacher e Driver generosamente premiati a Venezia con la Coppa Volpi.

Recensione pubblicata su Segno Cinema N. 195 – Settembre – Ottobre  2015

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